La fontana dell’amore, la recensione in anteprima

La fontana dell’amore, la recensione in anteprima

Di Gabriele Niola

When in Rome Poster UsaRegia: Mark Steven Johnson
Cast: Kristen Anne Bell, Luca Calvani, Josh Duhamel, Alexis Gabbriel Dziena, Will Arnett, Anjelica Huston, Danny DeVito
Durata: 90 minuti
Anno: 2010

E’ sempre triste seguire ogni nuovo capitolo della carriera in ascesa di quello che è il peggior regista hollywoodiano in circolazione.
Mark Steven Johnson, autore di scempi quali Daredevil o Ghost Rider, uomo privo di scrupoli cinematografici e privo dell’audacia o del gusto che potrebbero rendere la mancanza di scrupoli interessante, sta facendo strada. Arriva infatti nei cinema con questa storia sentimentale classica che si fregia di una serie di partecipazioni non banali.

Al centro di tutto c’è la storia pretestuosamente romantica di un’ipotetica fontana dell’amore presente a Roma (??) buttando le monete nella quale la gente si innamora (lo dico subito: non è la fontana di Trevi). La protagonista ha la sventurata idea di raccogliere alcune di queste monete dalla fontana diventando l’oggetto del desiderio ossessivo degli uomini che le avevano gettate. Tra di essi c’è anche il protagonista maschile innamorato di lei ma che non ha credibilità perchè sotto l’influsso dell’incantesimo. Risuciranno a sposarsi??

La cosa sarebbe archiviabile come una scemenza esotica centrata più suoi luoghi (Roma prima, New York poi) che sui personaggi, diretta come sempre con i piedi e raccontata anche peggio, con un disprezzo raro per la realtà delle cose (“Ah scappi! In Italia quando una donna scappa vuol dire che è innamorata!” e non vi descrivo come mettono in scena il tipico matrimonio italiano. Neanche Briatore….), se non fosse che poi il film si fregia di alcune presenze non eludibili e soprattutto portatrici della propria visione di cinema.
Tra gli spasimanti infatti si contano Danny DeVito e Jon Heder mentre a fare la parte dell’amico del protagonista/spalla comica è Bobby Moynihan (ex Saturday Night Live). Ognuno di questi pur seguendo la scansione della trama e obbedendo alle regole del film ha però evidentemente avuto una certa libertà nello scrivere le proprie gag o le proprie scene. Non passa inosservato infatti come il film splenda di un umorismo triste, malinconico ed estremo ogni qualvolta entra in scena Heder o come DeVito riporti le sue scene alle dinamiche con cui più è confidente o infine come Mynihan abbia una serie di battute one-line folgoranti da stand up comedian.

Certo è tutto sfilacciato, le risate arrivano ma fini a se stesse, il racconto praticamente non c’è e La fontana dell’amore è una serie di corse e corsette di personaggi strani (un tipo di idea di messa in scena già vista che ha raggiunto il suo apice in alcuni dei più stupidi e insulsi film comici americani degli anni ’60) dalle quali dovrebbe scaturire addirittura una visione romantica della vita grazie alla presenza degli italiani (che impastano farina completamente nudi, giuro!) o dello sfondo italiano.
Ad un certo punto compare anche Don Johnson. Anzi compare due volte!

Queste commedie romantiche d’ambientazione italiana, foriere di stereotipi e falsità sono un’ottima operazione commerciale per il nostro paese? Qui le altre critiche

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