Cronache dal festival del glamour
Forse devo ricominciare da capo. Dalla casa. E dalle persone che frequento. Stamattina mi alzo in piedi, scanso gli scarafaggi e decido che si cambia regime, da oggi frequentazioni importanti e vita da star. Mentre penso queste cose passa di fronte casa il TGV delle 07.10.
Si perche’ uno degli infiniti mille esilaranti dettagli che la gentilissima signora italofrancese ha tralasciato di comunicarmi o che ha edulcorato riguardo la casina che avrei affittato e’ che e’ “molto vicina alla stazione”. Molto molto vicina alla stazione. Anzi direi molto vicina ai binari se proprio vogliamo essere puntigliosi (allego foto).
Sebbene qualche volta in momenti di estremo ritardo mattutino io abbia pensato di accorciare i tempi e affacciarmi per prendere il treno al volo mentre passa, la cosa non ha molti altri vantaggi.
Forse e’ per questo che la gente del luogo e’ cosi’ amichevole, tranquilla e in pace con il prossimo, anche piu’ della solitamente generosa media francese. In effetti non posso negare che al settimo giorno di TGV dentro i sogni, sto cominciando a maturare propositi omicidi riguardo persone e animali.
Tralasciando questo aspetto oggi sono due gli incontri che mi aspettano e che mi sono pianificato con cura: Takeshi Kitano e Mick Jagger. Il primo ha un film in concorso, il secondo porta Stones in exile, un documentario nella Quinzaine.
Certo da subito so che e’ Jagger l’impresa, quando ad inizio festival mi sono presentato all’ufficio stampa con la consueta lista delle interviste da richiedere, e tra un ignoto e l’altro con molta noncuranza ho infilato anche “…e poi anche questo Mick Jagger qua”, la ragazza si e’ fatta una sommessa risata segnando la richiesta. Ma sono sicuro che e’ stata una coincidenza.
Il documentario comincia alle 17, a seguire interviste. L’ufficio stampa consiglia di essere li’ alle 16, io mi presento alle 15.30 (molto poco glamour). A quell’ora gia’ la fila gira l’angolo del palazzo, manco ci suonassero in quel cinema! Tento anche di avvicinarmi ad uno degli stewart e dire “Guardi dovrei andare li’ all’inizio della fila, un’amica mi aspetta” soc he la cosa e’ risibile ma l’ho vista accadere. Cioe’ sia davanti ai miei occhi qualcuno l’ha fatto, sia una volta l’ho fatto io perche’ era vero, ero atteso e mi hanno fatto passare.
Con aria glamour, fare un po’ da Rolling stone e sicurezza di chi sa di dire sicuramente la verita’ faccio allo stewart “Mon ami’…” alludendo con i gesti che c’e’ qualcuno che mi aspetta e facendo anche la faccia da “Su su non mi faccia storie che ho fretta!”, la sua risposta invece e’ un “Messie’….!” con la faccia da “E su dai, e che mica sto qua a tirare le stelle filanti!”.
Come se non bastasse la signorina dell’ufficio stampa (quella della risata accidentale) mi telefona dicendomi (faccio una parafrasi mia che unisce cio’ che ha detto con il tono che ha usato): “Sono gentile e te lo vengo pure a dire, quell’intervista a Mick Jagger non si fara’ mai men che meno con te!”.
Bene. E quello e’ andato, ora punto tutto su Kitano per risollevare le sorti della mia vita sociale in costa azzurra.
Lui e’ esattamente come lo si vede nei film. Uguale. Stesse espressioni, stessa postura, tutto identico. Con un abito bianco di lino mi si pone davanti con accanto il traduttore perche’ conosce unicamente il giapponese e il mio nipponico, diciamo, e’ un po’ arruginito.
Dopo due secondi di intervista capisco subito di aver puntato sul cavallo sbagliato. Mentre nella mia testa sommessamente si sente “….please to meet you! Hope you guess my name….” Takeshi Kitano mi sta davanti e mentre parla in giapponese fa le boccacce. Ma non difetti di pronuncia, proprio boccacce, nello spiegare i concetti mi guarda e fa la linguaccia abbassandosi una delle occhiaie come ho visto fare solo nei cartoni animati e si mette di continuo il collirio negli occhi mentre il traduttore gli traduce le mie domande . Scene allucinanti che non credo capitino nelle interviste con Mick…
Questo non mi porta da nessuna parte. Domani prendo il treno al volo mi sa.
continua