Vorrei fare un passo indietro e tornare ad un film (un ottimo film a dir la verità) del 2008.
Parlo di Martyrs, horror a tinte forti (si dice così…) di Pascal Laugier che ebbe anche un buon riscontro di pubblico.
Vorrei tornare a parlarne per un momento perchè mi sono tornate sott’occhio alcune delle locandine che lanciarono il film all’epoca.
Ve le ripropongo in questo post perchè a me sembrano di una fattura davvero notevole.
Per carità, capiamoci, niente di sorprendente o particolarmente innovativo, però ottime per promuovere un film duro e sporco come Martyrs.
In tutte ci sono innanzitutto le due splendide protagoniste, Mylène Jampanoï e Morjana Alaoui, belle, eleganti, ancora più accattivanti con i volti sporchi di terra e sangue (non mi prendete per maniaco ma di un horror stiamo parlando).
Volti e corpi sporchi, quindi, provati dalle torture, pieni di graffi e segni del dolore provato.
Capelli appiccicati al volto, pelle sudata e abbigliamento succinto.
Quello che non quadra dal punto di vista diegetico è che lo sguardo delle due ragazze più che terrorizzato sembra accattivante, conquistatore, da falsa vittima pronta a sbranarti.
Non quadra con la storia ma è perfetto per una locandina che deve portarti in sala.
Non c’è dubbio che quello sguardo (e quelle labbra tumide) siano lì pronte a conquistarti.
Solo la terza mostra uno sguardo diverso che racconta una storia più precisa.
Le ragazze si stringono, guardano in alto, hanno (questa volta si) gli occhi spaventati per quello che vedono, o che temono di vedere da un momento all’altro.
Delle quattro è la locandina più cupa, più oscura, più misteriosa, quella che promette un nero maggiore, una scatola senza via d’uscita, una minaccia ossessiva e pressante.
Intorno alle due ragazze… nulla.
L’immagine sfuma sempre in un nero inquietante che non fa capire dove siano, cosa le circonda, quale sia la minaccia.
Solo in una delle locandine si vede un fucile… che però è in mano ad una delle ragazze.
Intuiamo quindi che ci sia una difesa, una fuga forse, un tentativo di sfuggire quell’orrore che, è evidente, incombe sulle due.
Discorso a parte merita l’ultima locandina, quella che ci mostra la ragazza incatenata, bloccata (?) su una sedia ed impossibilitata (probabilmente) a muoversi.
Questa volta si che l’urlo di terrore è devastante, disperato, senza via d’uscita.
Qui manca completamente la forza di organizzare una rivolta, una reazione capace di portare alla libertà.
E a me sembra naturale chiedersi se questo momento del film arriva prima o dopo la fuga col fucile, se c’è una speranza o se le due sono destinate a soccombere.
E perchè poi è da sola?
Mi piacerebbe sapere il vostro parere.
Ricordavate queste locandine (il film immagino di si)?
Cosa avete pensato quando le avete viste e come vi sembrano oggi?
E naturalmente… quale vi sembra la più efficace delle quattro?