La verità è che di Steve Martin noi sappiamo pochissimo. Il grande pubblico lo ricorda probabilmente per Il padre della sposa, “quel film che aveva fatto con John Candy” (Un biglietto per due) e forse Bowfinger, i più acuti che vogliono mettersi in mostra ricorderanno anche il ruolo da dentista nel remake di La piccola bottega degli orrori, Parenti, Amici e Tanti Guai, Roxanne e I tre amigos ma in realtà quando cominciò la sua carriera al cinema l’attore e comico Steve Martin in patria era già un’icona.
Comincia a calcare le scene, per così dire, nel 1969 (a 24 anni) quando è autore televisivo. Spettacoli piccoli, poi lo show di Sonny e Cher fino al Tonight di Johnny Carson (con gente come Jay Leno e David Letterman) e infine, ovviamente, il Saturday Night Live al quale continuerà negli anni a ritornare di tanto in tanto nella veste di presentatore (suo il record del maggior numero di apparizioni da ospite: 15).
Ma non solo, contemporaneamente girava l’America in tourneè, faceva spettacoli comici ma anche esibizioni musicali, apriva concerti e faceva serate. In breve negli anni ’70 era diventata un’autorità, un eroe di nicchia che con una comicità non troppo usuale per gli Stati Uniti, scardinava il ruolo classico delle stand up comedian.
E quando alle tournèe si aggiunse il cinema, la sua fama arrivò ad un livello tale che verso la fine degli anni ’70, quando Stanley Kubrick progettava una versione comica di quello che poi sarebbe diventato Eyes Wide Shut, lui era in lizza per il ruolo da protagonista.
Invece le cose sono andate diversamente e al cinema Steve Martin ha portato la sua comicità fuori dai canoni con un garbo che non si direbbe per uno che appartiene alla generazione Akroyd/Murray/Chase/Belushi.
Commedie per lo più romantiche, spesso molto inquadrate nei canoni hollywoodiani in cui unicamente i suoi assolo valevano il prezzo del biglietto. Per tutti gli anni ’80 è un eroe tranquillo con minuscoli guizzi, almeno fino al 1991 quando il remake di Il padre della sposa gli fa fare un momentaneo salto di categoria. Poi purtroppo più nulla. Film sempre meno importanti e meno riusciti, operazioni commerciali becere, tutte cose che in linea di massima non è lui a scrivere. Strano, perchè poi nei pochi casi isolati in cui torna dietro la macchina da scrivere confeziona delle chicche come Bowfinger.
Peggiore ancora diventa la sua carriera dopo il 2000, anni in cui la punta più alta sono i film della Pantera Rosa, veri e propri insulti filmati.
In questa inspiegabile carriera fatta di un esordio folgorante, decenni ruggenti on the road e poi di un progressivo spegnimento al cinema E’ complicato sembra un tuffo nel passato, una commedia romantica come quelle che era solito girare negli anni ’80, nella quale non è più protagonista ma in cui si ritaglia un ruolo da comprimario d’eccezione. Il suo architetto dal cuore frantumato si pone agli antipodi rispetto allo spietato ex marito Alec Baldwin, un amante tenero che non disdegna qualche gag fisica e che trova in Meryl Streep la spalla perfetta.