ScreenWEEK Top Ten: il 2009 in dieci film!

Pubblicato il 26 dicembre 2009 di Marco Triolo

Bastardi senza gloria Pitt Krueger Myers Novak Roth Dreyfus Laurent Schweiger 24

Un altro anno finisce, e come sempre è tempo di bilanci, qui a ScreenWEEK. Quale migliore occasione per stilare una classifica dei 10 film che hanno segnato positivamente questo 2009? Certo, quando si parla di cinema, le classifiche dell’anno sono sempre una forzatura, perché in realtà la stagione prosegue fino all’estate dell’anno successivo, ma soprattutto perché ci sono film, magari già usciti all’estero o in occasione dei festival, che da noi non hanno ancora visto la luce, ma che sono comunque dei titoli degni di nota.

Perciò, nel creare questa mia personale Top 10 mi sono limitato a inserire i film distribuiti regolarmente nelle sale: per questo non troverete, ad esempio, Tra le nuvole, nonostante l’abbia visto a Roma e giudicato praticamente “il film dell’anno”. Quello sarà di sicuro al primo posto nella classifica di fine 2010! Un’ultima cosa: quelli che trovate qui sotto non sono necessariamente i 10 migliori film del 2009, ma 10 titoli che hanno impresso talmente la mia scarsa memoria da essersi guadagnati un posto di diritto. In pratica: quelli a seguire sono i film che mi hanno divertito, commosso, intrigato di più. E nei commenti sentitevi liberi di confrontare le vostre liste personali, e magari anche mandarmi a quel paese! Allora, si parte…

#10 – Una notte da leoni

Chi ha detto che non si fanno più film comici divertenti come una volta, dovrebbe smetterla di guardare i vari Epic Movie e spararsi Una notte da leoni (recensione): Todd Phillips – che, in fondo, è sempre l’autore di quella perla di Old School – spazza via la concorrenza raccontando con sapienti tempi comici la disavventura di quattro amici a Las Vegas, che devono ricostruire il puzzle di una notte completamente cancellata dalla memoria. Non ci sono tempi morti, in questo film, anzi: le trovate si susseguono in continuazione e per una volta si finisce davvero per tifare completamente per quei quattro idioti – Bradley Cooper e Zach Galifianakis su tutti – che risultano anche più sfaccettati delle solite macchiette da commediola americana.

#9 – La doppia ora

Un thriller lynchano “made in Italy”? E quando ti ricapita? Al di là dei soliti filmetti drammatici e dei tronfi capolavori epici, Giuseppe Capotondi mette in scena un thriller psicologico tra sogno e realtà, tra David Lynch e “Ubik” di Philip K. Dick. Con una regia che può davvero definirsi tale, e due interpreti molto intensi – Ksenia Rappoport (premiata a Venezia) e Filippo TimiLa doppia ora (recensione) tiene alta la bandiera del nostro cinema e ci fa capire che tornare ai generi a volte è possibile. Speriamo che la proposta di Capotondi non cada nel vuoto.

#8 – L’uomo che fissa le capre

L’altra grande commedia dell’anno: l’attore Grant Heslov esordisce alla regia con mano sicura e ci regala quello che in definitiva è un apologo del giornalismo e del potere della stampa di svelare sempre la realtà. In più ci sono: George Clooney nei panni di un soldato psichico che ama definirsi un “guerriero Jedi”, Kevin Spacey in quelli del suo rivale, Ewan McGregor nel ruolo di un reporter un po’ stralunato, e infine Jeff Bridges che fa un generale hippie. Che volete di più?

#7 – District 9

Peter Jackson produce questo piccolo film (qui la recensione) che ci riconcilia con la fantascienza – quella vera, quella capace di parlare del presente attraverso un linguaggio innovatore e allo stesso tempo in linea con la tradizione. Neill Blomkamp fonde tecnica documentaristica e narrazione classica, con ampio uso di telecamera a mano, e costruisce un film che parla di razzismo e ghettizzazione, intorno al suo eccezionale protagonista (Sharlto Copley, doppiato malissimo) e con un uso intelligente degli effetti speciali. Un nuovo regista da tenere d’occhio.

#6 – Drag Me To Hell

Il grande ritorno di Sam Raimi al genere horror (recensione) è un film che – come nei migliori esempi del cinema d’orrore – riflette in maniera lucida sulla società di oggi, nella quale le nostre certezze sono state spazzate via dalla crisi economica, e in cui la solidarietà e l’empatia verso il prossimo hanno lasciato il posto alla filosofia del “meglio a te che a me”. Una regia sicura, un paio di spaventi ben assortiti, attori in parte e un sacco di divertimento: speriamo che un po’ di questa energia Raimi la porti con sé in Spider-Man 4!

#5 – Star Trek

Avete una franchise che da troppo tempo non frutta dome dovrebbe? Ecco la soluzione per voi: affidate tutto a JJ Abrams e ai suoi sgherri, e vedrete che il vostro conto in banca si gonfierà come prima e più di prima! Il geniale creatore di Alias e Lost restituisce respiro e infonde una grande dose di divertimento sfrenato alla saga di Star Trek, che torna così a splendere dopo anni di lento declino (qui la recensione). Nel mondo il film è andato benissimo, un po’ meno da noi. Ma il seguito arriverà di certo, e noi aspetteremo con ansia le nuove avventure di Kirk (Chris Pine), Spock (Zachary Quinto) e soci.

#4 – Watchmen

Terry Gilliam aveva abbandonato il progetto, perché lo riteneva infilmabile. Dopo circa 20 anni di lavorazione, c’ha pensato finalmente Zack Snyder a dimostrare che non solo si poteva realizzare un film di Watchmen (recensione qui), ma che per giunta ne poteva uscire un grande prodotto. Lungi dall’essere un capolavoro come il fumetto di Alan Moore e Dave Gibbons, Watchmen è un grande film, girato benissimo, complesso e visionario; eppure quelle tre ore volano via senza fatica. Un rispetto maniacale del testo originale e dell’iconografia si sposano alla volontà di trasformare Watchmen in una riflessione sul cinema dei supereroi – tanto quanto il fumetto lo era per i supereroi di carta. E Zack Snyder, dopo il brutto 300 – scusate, ma proprio non lo reggo – è tornato sulla retta via.

#3 – Up

Up (recensione) è il film d’animazione del 2009, non ci sono storie. Se non vincerà l’Oscar, sarà per macchinazioni politico-diplomatiche, e non certo per mancanza di meriti. Pete Docter dirige un capolavoro di umorismo e avventura, con personaggi memorabili e con una profondità che ormai ci aspettiamo dalle opere Pixar. Tecnicamente perfetto, stracolmo di idee di regia e design, e con una riflessione sulla vecchiaia e la morte che ormai non si vede praticamente mai nel cinema per ragazzi. Ma poi, Up è un film per ragazzi? Anche, ma non solo: è grande cinema per tutti.

#2 – A Serious Man

I Coen sono sempre i Coen. Non stupisce, dunque, che dopo un film minore come Burn After Reading, siano tornati in pista con un capolavoro del calibro di A Serious Man (recensione). Il suo secondo posto è dovuto solo al fatto che adoro Tarantino. Il caso domina il mondo, non ci può essere risposta né salvezza dalla religione, e anche se nella vita le cose finiscono per aggiustarsi, c’è sempre la tragedia dietro l’angolo. Perché l’universo va verso il caos, l’entropia. Un film che fa ridere ma che poi ci serve una mazzata senza pari nel finale, un’opera interpretata magistralmente da un gruppo di attori praticamente sconosciuti (eccezionali Michael Stuhlbarg e Richard Kind). Imperdibile.

#1 – Bastardi senza gloria

E siamo arrivati al numero uno: immagino aveste capito di chi si sarebbe trattato. Quentin Tarantino ha fatto un mezzo passo falso con Grindhouse – A prova di morte (che però acquista un altro significato se visto in versione originale con Planet Terror), ma recupera totalmente la forma con Bastardi senza gloria (recensione qui). Un film che trasuda amore incondizionato per il cinema, da quello “alto” a quello “basso”. Un atto d’amore verso Sergio Leone – Tarantino ha detto che questo è il suo spaghetti western – popolato di personaggi e intrecci indimenticabili. Su tutti, il colonnello delle SS Hans Landa interpretato dall’immenso Christoph Waltz e la spettacolare sequenza della taverna francese. Ma non si può non citare il meraviglioso finale, in cui i Bastardi fanno ciò che tutti hanno sempre sognato, ma non hanno mai osato ammettere: finiscono tutti i cattivi nazisti in un bagno di sangue. Tanto è cinema: mica bisogna per forza attenersi alla realtà. Quentin l’ha capito e il pubblico ha gradito come non mai. Speriamo che anche l’Academy se ne accorga.

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