Chi mi conosce un po’ sa che amo l’horror nelle sue varie forme.
Per questo trovarmi di fronte qualcosa di curioso, di estremo e al tempo stesso di divertente non può che farmi piacere.
Questo qualcosa si chiama The loved ones ed è firmato da Sean Byrne.
Cittadina classica americana (anche se in realtà siamo in Australia), ci si prepara alla festa scolastica di fine anno.
Sei mesi prima un incidente stradale ha coinvolto Brent e suo padre, uccidendo quest’ultimo. Il ragazzo era alla guida.
Brent andrà alla festa con Holly, la sua fidanzata ma la cosa non va troppo a genio a Lola, delicata e timida compagna di scuola che prova invano ad invitarlo.
Brent rifiuta e Lola pensa bene, affiancata dal padre, di rapirlo e organizzare una festicciola privata in casa propria a base di musica, pollo fritto… e un sacco di sangue.
La novità introdotta da Byrne mi sembra lo stridente contrapporsi tra la figura dolce e delicata di Lola, che come tutte le coetanee ha la stanza piena di poster e tiene un diario pieno di foto, e la sua vera essenza.
Lola è completamente folle, compie le violenze più efferate con un sereno sorriso sul volto.
Il padre è folle di suo (ci mancherebbe) ma da l’impressione di essere succube della figlia, per la quale farebbe tutto. Inevitabile che un rapporto così estremo porti ad una passione che va oltre quella normale padre-figlia.
Del resto i due tengono in casa in condizioni quasi vegetali la madre/moglie, che è diventata praticamente un soprammobile.
Mille i riferimenti alla storia dell’horror. Su tutti la famiglia di Lola riunita intorno al desco è fortemente ispirata a quella di Leatherface in Non aprite quella porta.
Ma il film è veramente ricco di chicche che farebbero felice qualunque appassionato. Si fissa con coltelli il povero ragazzo al pavimento così che possa partecipare alla cena, gli si trapana il cranio per versargli acqua bollente nel cervello, e lo si tira giù da un albero facendo il tiro al bersaglio con le pietre.
E poi c’è l’album di famiglia, il diario della ragazza, dove ha raccolto con cura le foto di tutti i suoi fidanzatini insanguinati e partecipanti a precedenti sanguinari banchetti.
Bello anche l’uso delle musiche, con una continua alternanza di heavy metal e rock molto più melodioso, perfetto parallelismo con la doppia essenza di Lola.
Notevole anche il modo in cui Byrne ci fa piombare nel terrore. Improvviso, sorprendente e delirante.
E l’estraniante contrasto tra la festa organizzata con tanto di balli ed elezione della reginetta (Lola, che domande!) ed il contorno di violenza che culmina in un finale assolutamente splatter.
Ma quello che colpisce è senza dubbio la figura di Lola, che ha le carte in regola per diventare il nuovo slasher killer, sulla scia (scusate la blasfemia) di Jason, Freddy, Michael e Chucky.
Folle, ironica, probabilmente indistruttibile. E sarebbe anche una delle poche donne della famiglia.
Quindi, per favore caro Sean, inizia a pensare ad un The loved ones 2 perchè c’è tutto lo spazio per farlo.