Roland Emmerich sfoga in 2012 tutte le sue fobie

Pubblicato il 15 ottobre 2009 di Gabriele Niola

2012 John Cusack Woody Harrelson Amanda Peet 01
Emerso con Independece Day, confermato con L’alba Del giorno Dopo e sopravvissuto al disastro di 10.000 BC, Roland Emmerich è senza dubbio il regita di film catastrofici più importante di questi anni.
Con il suo cinema di dubbio spessore ma di indubbio divertimento è riuscito sempre a scatenare incertezze e dipingere con dovizia di particolari scenari alle volte inimmaginabili.

Ben lontano da qualsiasi realismo l’obiettivo di Emmerich non è mai la realtà delle possibilità o la scienza ma sempre le reazioni degli uomini a cose decisamente più grandi di loro. E anche un certo gusto per qualche immagine shockante.

Da dove viene questa mania per la distruzione?
Credo sia partita con Independence day, quando gli alieni arrivano e distruggono tutto ho cominciato ad appassionarmi al fatto che in un disastro ci sono moltissime decisioni da prendere, più o meno coraggiose, e questo comporta anche quesiti morali sulla vita e la morte degli altri. E’ anche per questo che nei miei film metto molti personaggi.

Anche nella vita è così?
A dire il vero sono uno che ha paura di tutto. Per fortuna lavoro nell’industria dell’intrattenimento dove ti consentono i esercitare ed esorcizzare professionalmente le tue paure.

Quando ha pensato che era possibile un film come 2012?
Quando il mio supervisore agli effetti speciali con cui avevo lavorato anche a Independece Day mi ha raccontato degli avanzamenti tecnologici nel suo campo mi sono convinto a fare questo film. Ora usiamo sempre meno modellini e quindi si possono fare cose sempre più incredibili, scrivendo uno script sei libero di inventare ogni cosa, basta avere i soldi per farla.

Questo film trabocca di momenti visivamente impressionanti. quano li partorisce?
Subito. Spesso sogno immagini che vorrei mettere nei film, specialmente quelle di grandi inondazioni. E’ qualcosa radicata nell’uomo ce l’hanno nella mitologia cinese, ce l’abbiamo noi, il sud america… E’ una fobia molto comune.
Anche il mio primo film si chiamava Il principio dell’arca di noè. E’ qualcosa a cui penso da tanto e ora finalmente ho la tecnologia per farla.
La prima immagine che ho avuto in mente è stata l’acqua che inonda l’Himalaya, perchè quella sì che è un’inondazione. E’ l’equivalente della distruzione della Casa Bianca, il momento in cui la gente prende le cose sul serio.

Chissà che dispendio economico….
Non credere. Abbiamo fatto cose incredibili, costruito ambienti CG interamente distrutti, come mai prima d’ora, ma alla fine il costo dei miei film non cambia molto perchè sono rapido e ci metto sempre 100 giorni a girare. Solo la parte digitale continua a crescere.

Come riesce a mantenere sempre vivo l’elemento umano?
Nei film per ineressare un grande pubblico ci vuole una situazione grande ma poi per i personaggi ci vogliono piccoli problemi da superare inerenti al genere.
Nei catastrofici i beni materiali crollano e dunque rimangono solo i legami familiari.
Parlo spesso di paternità perchè ero molto vicino a mio padre, e in questi momenti di vita e morte consciamente decidi di chi vuoi parlare e a chi dire qualcosa. Mi piace molto la moralità di queste cose: se nemmeno in una situazione di vita e di morte non sai superare i tuoi problemi, forse allora devi proprio morire!

Lei crede a quello che viene detto riguardo i problemi del mondo?
Sono sempre stato curioso e sospettoso di quello che accade nei summit del G8, che si dicono? Perchè non sono pubblici? Temo che se una cosa simile dovesse accadere non ci direbbero nulla per evitare il caos.
Di conseguenza anche nel film c’è il contrasto tra i personaggi che vogliono mettere tutto a tacere.
E’ lo specchio del sospetto che ho nei confronti della politica. Certo poi sono anche molto attratto dal fatto che in un film così si può parlare di queste cose e non avere un calo di ritmo. Si può fare un West Wing dopato lungo tutto il film, un conservatore contro un liberal in mezzo all’azione.

Che differenze vede tra i suoi catastrofici?
Independence Day era una cosa semplice, noi contro loro. L’alba del giorno dopo invece una cosa su quello che facciamo di male che ci si ritorce contro, mentre qui il disastro accade, poco importa cosa facciamo e tocca chiedersi che fare a questo punto.
So che molti sono stufi dei catastrofici per questo cerco sempre di aggiungere qualcosa.

Come crede che il cinema dipinga la scienza?
E’ molto interessante come la scienza venga dipinta nei film, questa volta però non abbiamo usato scienziati ma solo animazioni stupide, eppure lungo il film c’è una spiegazione scientifica che fa capolino, perchè stavolta la scienza non centra nulla. Il filim da quel punto di vista è molto poco plausibile, non abbiamo così tanta acqua per una vera inondazione!
E’ come con i film storici, amo pensare che per farsi un’idea bisogna seguire la storia ma non essere schiavi dei fatti, devi essere sempre credibile.
Penso a Jurassic Park. L’apertura del film ha un video che mostra i fatti, mi sono ispirato proprio a quello per la mia parte teorica. Se vedi un video esplicativo ci credi.

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2012: le lezioni di apocalisse del Prof. Woody Harrelson
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