Nelle sequenze iniziali del film Nel paese delle creature selvagge di Jonze,
le immagini veloci e dinamiche di un bambino che insegue un cane ci fanno irrompere violentemente nella vita del piccolo Max, il protagonista, un bimbo solitario e incompreso dai suoi familiari, un vero e proprio combina guai.
Queste prime scene, che ci mostrano la quotidianità di Max nel mondo reale e la sua famiglia, sono piuttosto interessanti e appassionanti, anche per il contributo dato dall’ottima interpretazione del giovane attore Max Records, che grazie alla sua espressività riesce a coinvolgere lo spettatore e a fargli provare la rabbia, il dolore, la solitudine di un bambino che si sente incompreso e che deve affrontare da solo le paure dell’infanzia.
Nel libro scritto da Eggers, grande scrittore e sceneggiatore del film di Jonze era piuttosto ben delineata la distanza che separa il protagonista da Claire, la sorella adolescente che preferisce circondarsi di amici poco raccomandabili e non apprezza più un igloo costruito nella neve.
Nel film questo distacco è presente ma poteva essere ancor di più sviluppato. La scena di Max con il suo vestito da lupo bianco in piedi sul tavolo della cucina che inveisce contro la madre Connie e successivamente la morde (proprio come farebbe una creatura selvaggia) non può non provocare il riso nello spettatore.
Nella seconda parte del film incontriamo le creature selvagge e tra di loro spiccano sicuramente Carol e KK. Degni di nota sono i legami che si instaurano tra KK, Max e Carol. KK diviene per Max una sorta di madre, che lo ricopre delle attenzioni che quella vera sembra negargli.
Mentre Max e Carol si assomigliano più di quanto pensino: entrambi sono desiderosi delle attenzioni delle persone che amano e pronti a perdere il controllo piuttosto facilmente senza pensare alle conseguenze dei loro gesti sugli altri. Max alla fine giungerà alla consapevolezza che perfino il gioco più innocente può provocare danni seri e irreversibili. Anche il complesso rapporto tra Carol e KK, che sia nel romanzo di Eggers che nella pellicola viene solo lasciato intendere e non completamente reso esplicito, è di notevole interesse.
Nella seconda parte ci sono scene piuttosto dinamiche e divertenti come la guerra tra i Buoni e i Cattivi che impegna Max e le creature selvagge, ma per lo più la storia si rivela noiosa, nonostante le potenzialità del film che non vengono sfruttate in pieno. Non mancano di certo, però, le battute divertenti che strappano delle risate e non solo degli sbadigli al pubblico.
L’atmosfera dell’intera pellicola è piuttosto cupa. Questa oscurità, che ricorda quella degli ultimi Harry Potter, potrebbe essere poco attraente per i bambini. Quale è quindi il target del film? E’ adatto ai più piccoli? La risposta a mio avviso è negativa. Le tematiche affrontate sono per loro troppo complesse e il film rischierebbe di annoiarli. La stessa Warner Bros. sembra essersi accorta di questo inconveniente, visto che ha deciso di affrontare una campagna di lancio che, come dimostrano i trailer, si prefigge di raggiungere un pubblico piuttosto vasto ed essenzialmente composto da adolescenti e giovani adulti.
Lo slogan scelto: “Ce n’è una in ognuno di noi”, riferendosi alle creature selvagge, sembra dire agli spettatori, che non importa l’età perché dentro di loro ci sono ancora le speranze, le paure e la sete di avventura dell’infanzia. Alcune delle persone presenti in sala non hanno gradito il doppiaggio italiano ma non mi sento di condividere questa affermazione, visto che in questo film sono coinvolti in qualità di doppiatori, attori del calibro di Pierfrancesco Favino (Carol) e Marina Tagliaferri (Judith).
Un film nel complesso gradevole, nonostante i momenti di noia, ma che aveva promesso e poteva dare di più.