Festival di Roma: Clooney e Reitman tra le nuvole

Festival di Roma: Clooney e Reitman tra le nuvole

Di Marco Triolo

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Se ancora non sapete di cosa stiamo parlando, scoprite tutto su Tra le nuvole leggendo la nostra recensione qui. Ricapitoliamo velocemente: si tratta del nuovo film di Jason Reitman ed è bellissimo. Vi basta? Ovviamente no! Ed ecco perché siamo andati alla conferenza stampa per sentire un po’ quello che Reitman e George Clooney avevano da dirci. Inoltre per domani dovrei riuscire a postare l’intervista che ho fatto oggi pomeriggio a Reitman, quindi rimanete sintonizzati!

E’ stato un bel sospiro di sollievo vedere che finalmente la stampa ha deciso di fare a Clooney domande sul film, e non su (in ordine sparso) omosessualità, bisessualità, maiali, ville a Como eccetera. Anche se un paio di quesiti un po’ fuori luogo (cosa ne pensa di Berlusconi, cosa farebbe se fosse primo ministro italiano per un giorno) ci sono stati. Ovviamente Clooney ha glissato con la solita classe. Inoltre ci hanno detto che, all’inizio della conferenza, un giornalista olandese ha fatto una domanda molto diretta, chiedendo a Clooney se fosse o meno omosessuale. Il microfono gli è stato letteralmente strappato di mano! Un peccato non esserci stati, ma l’organizzazione ha deciso di iniziare la conferenza prima che fossero entrati tutti…

Comunque, passiamo alle domande serie. Uno dei temi più evidenti del film è quello della disoccupazione e della crisi economica USA. Clooney ha ammesso di avere attraversato lui stesso periodi duri, quando stava iniziando come attore: “Vendevo assicurazioni porta a porta e abiti per uomo. Sono stato licenziato da innumerevoli lavori, quindi so cosa vuol dire. Anche se adesso è un pezzo che non vengo licenziato“. Reitman ha invece un punto di vista opposto: “Non sono mai stato licenziato, piuttosto ho licenziato“. Interessante questo, per far capire come non ci sia antipatia verso il protagonista, che per lavoro licenzia le persone. Una professione infame, che però nasconde un uomo complesso per cui si possono nutrire profondi sentimenti di empatia: “Come dice Nick Nailor in Thank You For Smoking, se vuoi un lavoro facile vai a lavorare per la Croce Rossa, se ne vuoi uno vero devi lavorare per l’industria del tabacco. Mi piacciono i lavori controversi, e mi piacciono i personaggi controversi. Ancora di più, mi piace umanizzare i personaggi controversi“.

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Clooney, da parte sua, ha sentito una forte affinità con il personaggio di Ryan Bingham: “Mi è piaciuto subito lo script, perché capivo il personaggio. Eravamo alla stessa ‘altezza’, respiravamo la stessa aria“. E aggiunge: “Puoi spendere un sacco di tempo ‘tra le nuvole’. E se lavori troppo, perdi le relazioni con i tuoi amici, la tua famiglia“.

Uno degli aspetti interessanti del film, inoltre, è che rinuncia al solito finale hollywoodiano, in cui il protagonista si redime e si salva grazie all’amore: “Volevo un film in cui il personaggio matura grazie alla perdita, invece che grazie all’amore“, spiega Reitman, “Alla fine del film, non so davvero dove vada il personaggio. E mi sta bene se anche metà del pubblico penserà che torni alla ricerca dell’amore, e l’altra metà che torni alla stessa routine per il resto della sua vita“.

Clooney, infine, ha parlato un po’ dei suoi progetti attuali e futuri. Sul film di Anton Corbijn, The American, che sta attualmente girando a L’Aquila con Violante Placido, ha detto: “lavorare con Corbijn è fantastico, lui ha un grande talento“; e ha aggiunto: “Violante Placido è una bravissima attrice. E girando a L’Aquila abbiamo visto ancora tante tende, dove stavano i terremotati. Di solito, come è successo per Katrina, all’inizio tutti vogliono dare una mano, ma poi la cosa finisce un po’ fuori dai radar. Girare lì non solo da lavoro a tanta gente, ma aiuta a non dimenticare il disastro, perché c’è ancora molto da fare“. Riguardo i suoi prossimi progetti da regista, Clooney ha rivelato che probabilmente dirigerà un film sul caso di Guantanamo contro Rumsfeld. Più dalle parti di Goodnight and Good Luck che di In amore niente regole. E la cosa non può che farci piacere.

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Ce n’è per tutti!

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