Eric è un postino che giorno dopo giorno perde il gusto della vita… la sua vita in famiglia è un totale caos: i suoi figliastri sono delle mie vaganti… e poi c’è anche il suo più grande segreto, quello di aver person Lily, la donna che aveva amato 30 anni fa!
Nonostante gli sforzi dei suoi migliori amici con cui guarda il calcio al pub, Eric continua ad affondare. Sarà in quel momento che un amico speciale gli appare davanti: Eric Cantona. L’ex stella del calcio britannico aiuterà questo postino nel viaggio più pericoloso della sua vita: un viaggio nei ricordi del suo passato. Come dice il francese che recita il detto cinese: “Colui che non tira i dadi, non avrà mai un sei!”.
S’intitola Looking For Eric la nuova perla cinematografica di Ken Loach che, dopo una serie di pellicole più drammatiche, si rituffa nella commedia, regalando al Festival di Cannes (dove partecipa in Concorso) uno spirito ottimistico che si snoda tra risate e commozione. Piacerà sicuramente agli appassionati di calcio, ma per quanto riguarda coloro ai quali non importa nulla del mondo del pallone (come me ad esempio), il film potrà addirittura suscitare una reazione più forte. Il calcio resta sullo sfondo e vi capiterà davvero di lasciar cadere qualche lacrima… adorete questo film!
Estremamente simpatico Eric Cantona, che dal pallone è ormai passato allo schermo (si tratta del 16simo film che interpreta). E poi segnaliamo anche l’ottimo Steve Evets, uno di quei volti quasi sconosciuti a cui Loach offre la possibilità di regalarci un protagonista indimenticabile.
In uscita in Italia ad ottobre (distribuito dalla Bim) Looking for Eric è una delle pellicole migliori e sincere viste a questo 62simo Festival…e c’è chi giura di aver visto Quentin Tarantino alla proiezione stampa del film: il regista avrebbe continuato ad applaudire fino alla fine dei titoli di coda…
Abbiamo incontrato il regista Ken Loach
Ci parli della sua passione per il calcio…
L’ho sempre adorato. Il calcio è un modo per esprimere le proprie passioni. Allo stadio si può gioire, esultare, gridare e persino piangere. E come nella vita, all’inizio della partita si è pieni di speranza, e si tratta anche di un gioco collettivo: nessuno può fare a meno degli altri. E anche per questo, nel film, quando Cantona ricorda la sua azione più bella, non ricorda un gol. Ma, guarda caso, un passaggio. Un gesto di altruismo, un semplice gesto di altruismo, nel quale possono rivelarsi anche la fantasia, il genio, la classe.
E per quanto riguarda Cantona come attore?
Eric fa cinema come giocava a calcio e cioè con tanta fantasia e sorprendendoti ogni volta. E gli devo moltissimo. Quando arriva Eric, sai subito che lui è lì. Ci sono sole poche persone in grado di avere un tale carisma, lui è uno di questi. Perfino quando giocava a calcio, riusciva a comunicare con 70mila persone. Il suo è un dono straordinario.
Come ha bilanciato la commedia con sequenze più serie?
Bisogna essere reali. E trovare persone reali che interpretino quella scena nel modo più veritiero. Se calcoli una cosa tipo: “Facciamo adesso una scena comica e adesso una seria”, non funziona mai.