“Il Camerlengo è un personaggio che ha tantissimo potere: un’antica legge vaticana, infatti, stabilisce che i giorni della Sede Vacante, quelli successivi alla morte del Papa, sia proprio il Camerlengo a reggere tutto, in attesa del nuovo Papa. La cosa strana del mio personaggio, però, è che lui non è nemmeno un cardinale, ma soltanto un prete”. – Così parla Ewan McGregor, uno dei protagonisti di Angeli e demoni che abbiamo incontrato a Roma in occasione dell’anteprima mondiale del film.
Vi ricordiamo ancora una volta che noi di Screenweek abbiamo coperto l’evento di Angeli e demoni a 360 gradi:
Qui trovate le foto dall’anteprima del film
Qui il nostro speciale sul film che abbiamo visto
E non dimenticate le nostre interviste: quella a Tom Hanks e quella al regista Ron Howard!
Ewan, sei venuto in moto qui a Roma?
No non sono venuto in moto. Vengo da Berlino, sto girando The Ghost con Roman Polanski.
Parliamo del tuo personaggio in Angeli e demoni, come lo descriveresti?
Uno che ama molto la Chiesa. E quando vede le cose che ama sotto attacco, proprio nel momento di maggior pericolo, sarà disposto a tutto pur di salvare la Chiesa dagli Illuminati e dal rischio che loro rappresentano.
Solo per curiosità, sei religioso?
No, affatto. Non ho mai ricevuto un’educazione religiosa.
Parlaci di questa produzione titanica e del set pieno di superstar…
Beh, per cominciare lavorare con Ron Howard e Tom Hanks è fantastico. La cosa straordinaria è che ti mettono subito a tuo agio. Vi sbagliereste a pensare che il set sia dominato da chissà quale sentimento reverenziale verso le star! E poi vorrei dirvi di più su Stellan Skarsgard: lui è il massimo.
Sì, tutti sono entusiasti di Stellan, eppure nel film i vostri personaggi non comunicano molto tranquillamente tra di loro…
Proprio così, io e Stellan abbiamo un confronto nel film e, prima di questo lungo dialogo, ci preparavamo prendendoci a parolacce a vicenda! “Bastardo, mer**so”, “Fo**iti”… Abbiamo cominciato a scherzarci sopra e, ancora oggi, ci scriviamo via email: “Fuck You Stellan!”. Quanto mi piacerebbe fare un film, interpretato solo da me e lui! Lo farei subito!
Anche questa volta ti vediamo alle prese con gli effetti speciali… spesso si dice che l’atmosfera sul set di Star Wars fosse davvero noiosa tra un take e l’altro… ormai dunque sei un veterano del greenscreen, no?
Beh, direi che a parte Star Wars, non mi capita più di lavorare troppo col greenscreen… meno male! In Angeli e demoni, usavamo spesso gli sfondi verdi, ma non ci coinvolgevano mai direttamente.
Tornando alla tua passione per le moto: ti rivedremo in sella con Charley Boorman per un terzo Long Way Down?
Mi piacerebbe molto, potrebbe accadere. Ma per il momento, anche Charley è molto occupato: recentemente ha realizzato un nuovo programma in cui parte in moto dall’Irlanda fino all’Australia. Adesso farà i sequel: saranno altre due serie. Non si fermerà finché non completa il giro del mondo.
Sono passati 13 anni da Trainspotting, quanto è importante quel film per te ancora oggi?
È un film importantissimo, non solo per la mia carriera, ma anche per il cinema britannico. Erano gli anni ’90 e ricordo che ero squattrinato… fare quei tre film con Danny Boyle è stato davvero importante. Non sono più stato in sintonia con un regista come con Danny. Oggi, però, non abbiamo più alcun rapporto: è una cosa molto triste.
Hai parlato dei tre film con Boyle, anche Piccoli omicidi tra amici era molto bello: che ricordi hai di quel set?
C’era sempre freddo su quel set. Noi, però, dovevamo girare in T-Shirt e Jeans, mentre la troupe era in tenuta invernale! Bastardi! Non sono mai stato consapevole di quello che avrebbe significato quel film per la mia carriera.