Regia: Paul McGuigan
Cast: Camilla Belle, Dakota Fanning, Chris Evans, Djimon Hounsou, Maggie Siff, Cliff Curtis, Neil Jackson
Durata: 11 minuti
Anno: 2009
La prima cosa che viene in mente vedendo Push è che si tratti di un adattamento da un fumetto o da una serie di libri. L’universo complesso, fatto di diverse specie di uomini e donne con poteri speciali, divisi in categorie precise (pusher, mover, watcher…), sembra proprio uno di quelli appartenenti ad un’opera poi trasposta al cinema. E invece è tutto frutto della mente di David Bourla, lo sceneggiatore del film, e delle decisioni di Paul Mcguigan, il regista, riguardo a come mettere in scena in maniera nuova dinamiche in fondo già raccontate.
La storia infatti mette in relazione diversi gruppi di “dotati”. Uno è costituito da una specie di ente governativo corrotto (o presunto tale, non si comprende bene fino alla fine), un altro dalla mafia cinese che sfrutta quei poteri per mantenere il controllo della sua zona e uno da un grappolo di disperati uniti solo dal bisogno e dal desiderio di ritrovare qualcuno. La mamma per la piccola Dakota Fanning e la ragazza (forse) amata per il personaggio di Chris Evans.
Tra poteri telecinetici in stile Akira, una Hong Kong moderna che fa da scenario e una trama giustamente intricata che non si vergogna nel finale di aprirsi a successivi capitoli, Push è un film decisamente interessante che riesce a cogliere bene il senso di “avere dei poteri e utilizzarli praticamente”, oltre che a renderli bene su schermo.
Le invenzioni di trama e visive si susseguono a ritmo accelerato e il modo con il quale si affrontano temi come la previsione del futuro (che “cambia di continuo anche al solo parlarne”), la telecinesi, i poteri curativi, la cancellazione della memoria ecc. ecc. E’ di assoluto prim’ordine.
E’ intrattenimento di qualità, sebbene privo di qualsiasi componente seriamente riflessiva sulla società (che non è un obbligo, anzi!), si direbbe un film di fantascienza contemporanea di serie B, intendendo la definizione nella sua accezione migliore, quella cioè di film asciutti, secchi, dove la cosa che conta di più è la trama e il suo intrecciarsi e da lì discende tutto.
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