Finalmente anche l’Italia potrà vedere Il dubbio (Doubt), uno dei film più premiati dell’anno che arriverà nei cinema da questo venerdì, 30 gennaio – distribuito dalla Walt Disney Pictures. Pluricandidato ai Golden Globes, il film ha anche ottenuto 5 nomination all’Oscar (quattro per l’intero cast e una per la sceneggiatura non originale). Un paio di giorni fa, Meryl Streep ha ritirato il SAG Awards come migliore attrice protagonista.
Noi abbiamo parlato del film con John Patrick Shanley regista e sceneggiatore che torna dietro la macchina da presa dopo quasi 20 anni!
Sono passati 19 anni da Joe Contro il vulcano. Quella è stata la sua ultima regia cinematografica. Come mai questo ritorno adesso?
Mi sono dedicato per anni al teatro. E’ stato il produttore Scott Rudin a dirmi che proprio la pièce de Il dubbio sarebbe potuta diventare un film. E’ stata una cosa buffa, mi ha parlato di Joe Contro il Vulcano e ha detto: “Quel film mi piace molto, vorrei tanto lavorare con te. Facciamo qualcosa insieme”. A quel punto mi ha proposto proprio Il Dubbio e mi ha detto che io avrei potuto dirigerlo.
A proposito della pièce teatrale: c’è qualcosa che ha approfondito nel passaggio al grande schermo?
Certamente, a teatro non c’era nessun bambino in scena. Nel film vedete non solo il ragazzino in questione, ma anche tutta la sua classe – dovevo mostrare la vita di queste persone all’interno del collegio. Il teatro oggi è condizionato molto dall’economia: ti trovi a raccontare storie in maniera più essenziale. Anni fa potevate avere perfino 20 personaggi in scena. Oggi i personaggi sono diminuiti e diventa più difficile trasferire una pièce sul grande schermo. Il drammaturgo è come ipnotizzato, ma quando si risveglia si rende conto che c’è un modo molto naturale di raccontare la cosa anche al cinema.
Il dubbio fa anche parte della fede. Secondo lei quanto è importante avere dubbi nella vite per mettersi in discussione?
Penso che il dubbio sia un elemento fondamentale. Se ci trovassimo ai due estremi di una questione e tu argomentassi il tuo punto di vista, e io nella mia argomentazione non ti lasciassi un minimo di spazio non avrebbe senso comunicare. Questo spazio io lo chiamo ‘dubbio’..
Eppure questo dubbio viene fuori tardi nel film. Meryl Streep agisce in gran parte per certezze pre-costituite…
Volevo raccontare la storia proprio come la vita. All’inizio Sister Aloysius è lo stereotipo della suora: una donna dura e determinata al rispetto della disciplina. I bambini hanno davvero paura di lei. E uno ride nel riconoscere questo fumetto che è lo stereotipo della suora. Quando tutti i suoi preconcetti saltano in aria è come se Sister Aloisius fosse investita da un camion… e quel camion si chiama futuro. Ed eccola disorientata… una donna che non sa come operare nel mondo. La sua visione del mondo non funziona più. Quindi la domanda è: per quanto potete continuare ad andare avanti nella vostra vita come persone piene di certezze prima di cadere in ginocchio? Ecco perché la fine del film appartiene a voi.
Ci parli del lavoro con gli attori: dal momento che si trattava di una pièce, è stato come a teatro in un certo senso?
Ho cercato di creare un feeling corale. Abbiamo provato come se fossimo a teatro per tre settimane: questepersone venivano da mondi diverse e dovevano entrare in un mondo comune. Abbiamo cercato di vivere delle cose insieme: proprio come a teatro segnavamo sul pavimento i posti e le posizioni, per farli entrare in questa atmosfera comune. Gli attori che hanno interpretato la piece originale hanno dato un enorme contributo, quelli del film anche ma è stata una cosa completamente diversa questa volta.
A proposito del cast: sembra che Amy Adams l’abbia implorata per avere il ruolo…
No, non è proprio così. Non direi di certo implorare! Aveva letto la sceneggiatura e voleva la parte con tutta sé stessa. Mi ha chiamato dicendomi che era a New York e mi ha offerto il tè. Ho subito capito che sarebbe stata perfetta per il ruolo. E’ così che è andata.
Per saperne di più su Il dubbio, vi consigliamo di dare un’occhiata alla recensione del nostro Gabriele Niola e vi invitiamo a dire la vostra: siete d’accordo con lui… oppure no?