Regia: Baz Luhrmann
Cast: Nicole Kidman, Hugh Jackman, David Wenham, Bryan Brown
Anno: 2008
Durata: 165 minuti
Oh, ci voleva proprio. Un western moderno che facesse sentire in bocca il sapore del tabacco e sotto il naso l’acre odore del cuoio e della polvere rossa. Essendo però un eastern, più che un western, considerato che è l’Australia la terra dove si svolge tutta l’azione (non nuova questo genere primo fra tutti il compianto Carabina Quigley con Tom Sellek), si può mettere da parte anche il tabacco e con esso il ferro rovente e il piombo fuso delle pallottole: di ben altra tempra sono fatti i vaccari di Buz Luhrmann.
L’inizio è senza dubbio sconcertante: il tutto viene introdotto per bocca di Nullah (Brandon Walters al suo debutto assoluto). La sua voce appare incerta così come dovrebbe forse sembrare, nel nostro immaginario collettivo, quella di un aborigeno che non mastica bene la nostra lingua (quella dell’occidentale ovviamente), ma pian piano questa sorta di trucco lascia posto a ben altra magia e un poco si potrebbe rimproverare al regista di essersi perso per strada un tassello del puzzle (o forse bisognerebbe godersi la versione originale prima e poi riparlarne).
L’altra stonatura, insieme alla voce narrante, è quella di un salto hip hop su un mappamondo che vuole inquadrare il tutto geograficamente, ma fortunatamente, anche di questo tentativo, si perdono ben presto le tracce e ci si può poi calare, comodamente, nell’atmosfera che crea la pellicola.
Decisamente caldo in tutte le salse l’aitante Hugh Jackman, che nonostante abbia, almeno per il momento, rinfoderato gli artigli di Wolverine, è capace di graffiare al punto giusto. Gridolini di ammirazione da parte del pubblico femminile ad ogni inquadratura, mai sprecata, che si perde sul volto o sull’ampio torace. Con o senza barba, in camicia a quadri o in smoking bianco fa la sua porca figura!
Forse un po’ troppo algida la controparte femminile, un’avvenente Nicole Kidman che incarna perfettamente il ruolo di donna tutta d’un pezzo, ancorata a rigide posizioni ma pronta a farsi travolgere dalla passione e dai sentimenti.
Storia d’amore, storia di eroi, storia di guerra, storia di sentimenti, storia di forti valori. Alla fine, Australia è una bella storia e come tutte le storie, merita di essere raccontata, di essere ascoltata e di essere goduta. Magari anche cantata. Ma per capire meglio determinati aspetti, mi permetto di suggerire l’incompiuto Le vie dei canti di Bruce Chatwin. E con questo, davvero ho detto tutto.