Regia: Giovanni Veronesi
Cast: Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio, Carlo Verdone, Remo Girone, Dario Bandiera, Kseniya Rappoport
Durata: 116 minuti
Anno: 2009
Non ci sarebbe davvero motivo di avercela contro Italians, l’ultimo film di Giovanni Veronesi destinato al successo grazie alla fama di Manuale D’Amore e a volti di comprovato botteghino come Carlo Verdone, Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio. Davvero non ce ne sarebbe motivo, perchè si tratta di una commedia in due episodi a tratti divertente e comunque molto innocua e semplice. Niente di che ma in fondo un prodotto di puro intrattenimento fondato su alcuni attori capaci di fare tutto da soli che in qualche punto raggiunge anche il suo obiettivo.
Diviso in due il film mette in scena prima un racconto d’avventura sentimentale alla scoperta di se stessi, sempre condito da umorismo ma più ripiegato su scivolamenti drammatici, quello insomma più incline a commuovere e in seguito invece si dà alla commedia dei buoni sentimenti con Verdone.
E proprio il segmento di Verdone è il più interessante per come mostri il comico romano alle prese con un tipo di risata che raramente gli è appartenuta e che gli riesce molto bene. Il suo segmento infatti è molto orientato sullo slapstick (botte in testa, pugni, cadute, porte in faccia ecc. ecc.) un repertorio classico (e difficilissimo da fare bene) nel quale Verdone mostra di muoversi veramente bene e senza perdere in personalità.
Non ci sarebbe insomma da avercene se il film non si adagiasse sui peggiori difetti dell’italiano elevandoli a virtù. Se non si mettesse accanto allo spettatore per confermargli tutto quanto di peggio egli non pensi già su gli italiani e indirettamente su se stesso ma senza veramente accusarlo.
Italiani caciaroni ma dal cuore grande, italiani casinari ma brava gente, italiani ladri, furbi, scaltri e sempre pronti a corteggiare “Ah! Che popolo di simpatiche canaglie questi italiani!“. Tutte le cose peggiori che gli italiani fanno all’estero sono rappresentate, ma sono elementi di vergogna solo inizialmente, poi diventano “simpatici tratti popolari del nostro bel paese”.
Italiani spaghetti (c’è la scena in cui Verdone cucina gli spaghetti per gli stranieri), italiani cantare (in entrambi gli episodi si canta), italiani lusso (le Ferrari esportate con il furto, simbolo massimo delle due arti migliori del paese), italiani incivili ma con stile e italiani migliori degli altri perchè le regole se le fanno da soli seguendo il cuore.
Non è nemmeno più una questione di “morale” del film quanto di quale idea la produzione ha del proprio pubblico. Idea che forse è anche corretta ma lo stesso è grave che ce l’abbia e la esponga in questa maniera.
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