Regia: Stephan Elliot
Cast: Jessica Biel, Ben Barnes, Kristin Scott Thomas, Colin Firth, Kimberley Nixon
Durata: 96 minuti
Anno: 2008
La facile virtù del titolo originale (Easy Virtue) è l’accusa che la protagonista (una pilota d’automobili americana) si vede continuamente fare dalla famiglia snob inglese del nuovo marito quando va a trovarla per la prima volta. In tutto questo battibeccare e scontrarsi tra il conservatorismo snob all’inglese e il liberatarismo romantico americano agli inizi del ‘900 si può riassumere l’essenza di un film che impernia ogni gag sulla difficoltà di integrazione della protagonista.
Il film è tratto da un pezzo teatrale degli anni ‘30, di cui è stata mantenuta l’ambientazione d’epoca premendo però l’acceleratore sulla comicità, a differenza dei tempi teatrali infatti in Un Matrimonio All’Inglese l’idea è commistionare humor britannico a comicità americana moderna (che molto preme sull’imbarazzo) .
Il problema del film è però che nonostante battute sagaci alla fine non fa ridere, non cerca una dimensione comica del cinema, non cerca di stupire, nè di intrattenere ma pretende solo di affascinare.
L’adattamento in sostanza non riesce e fa solo venire curiosità della versione muta che già fece Hitchcock.
Le maschere fisse, come il maggiordomo impeccabile ma dalla battuta pronta o la mamma acida e possessiva, non vanno più in là della loro copertina e non si scorge proprio la volontà di girare qualcosa di buono, solo il tentativo di riprendere degli attori.
Si dice poi molto della prestazione di Jessica Biel, protagonista assoluta e al centro di molte girandole sentimentali che dovrebbero permetterle di mostrare le proprie qualità di attrice, ma sinceramente io non ho visto nulla di eccezionale.