Figlio del proprietario di un cinema di periferia australiano e cresciuto a pane e colossal americani Baz Luhrmann non vedeva l’ora di girarne uno. Così, dopo l’occasione mancata di Alexander (poi andato a Stone) e in seguito alla nascita dei figli, ha pensato di girare il Via Col Vento Australiano, per raccontare le radici e le contraddizioni di una nazione.
Con queste premesse il regista di Moulin Rouge si presenta accanto a Nicole Kidman e Hugh Jackman, i due protagonisti del film epico australiano in uscita da noi il 16 gennaio.
Non ha ricevuto una calorosa accoglienza critica in patria mentre in America sta andando meglio, segno che conferma l’adesione più ad un immaginario hollywoodiano che australiano.
“I colossal che amavo erano belli perchè si trattava di commedie, film d’azione, d’avventura e di drammi tutto in un solo film, un banchetto del cinema che riusciva a coinvolgere tutti, dalle signore ai ragazzi” dice l’autore ” e proprio questa struttura è la migliore per trasmettere al pubblico la realtà da diversi punti divista. L’Australia per la protagonista è una terra misteriosa, per altri è un mondo mistico. Io però l’ho voluto rendere il più bello possibile, per questo ho usato anche il digitale, per trasformare i paesaggi in dipinti, come un sogno. Il mio obiettivo era far vedere le cose di questa terra lontana che emozionano di più chi gli si avvicina per la prima volta“.
E non è stato facile nemmeno per i protagonisti affrontare la natura del proprio paese. Sia Hugh Jackman che Nicole Kidman infatti non erano molto edotti sulla storia e le contraddizioni del proprio paese, ma la cosa sembra normale in Australia.
“Non sapevo nulla di quelle che vengono definite le generazioni rubate, cioè gli aborigeni strappati alle famiglie” dice l’ex X-Man “solo all’università le ho studiate ma poi perchè la conoscenza di questo fenomeno passi dalla testa al cuore bisogna farne esperienza diretta. E credo che chi vedrà questo film potrà capirlo. Baz ha fatto una cosa strabiliante non solo per i non australiani ma anche per i miei connazionali che ora non hanno solo cose da studiare sui libri“.
Anche per questo il film ha necessitato un sforzo produttivo ingente. Viaggi, scenari, location, trasferimenti e molto di più come dice sempre Hugh Jackman: “In questo film mostriamo luoghi lontanissimi anche per noi australiani, abbiamo addirittura dovuto costruire delle strade per arrivare in certi luoghi e anche grazie a questo abbiamo vissuto una terra antica. Ad ogni modo ogni giorno arrivava un camioncino con i cappuccini, la cultura italiana arriva proprio ovunque!”
Sulla stessa linea la più taciturna collega: “Ho scoperto tanto sulla cultura aborigena, anche io non conoscevo le generazioni rubate e attaraverso Brandon (il bimbo che interpreta il piccolo aborigeno) ho imparato molto. Ma non c’è solo quello, emergono anche tante cose sulla guerra e sui bombardamenti che non tutti sanno. Una bella lezione di storia ma mi sono divertita“.
Alla fine forse proprio Nicole Kidman si trova infatti con il personaggio che più rispecchia lo spettatore, quello che passa da essere un ignorante in materia di Australia fino a diventarne parte, cosa che secondo l’attrice in parte rispecchia la natura stessa del luogo: “Il mio peronsaggio è l’essenza dello spirito australiano, un misto di anima selvaggia ed elementi romanitici, perchè tutti noi conserviamo dentro la capacità di amare e di credere nelle cose. Alla fine credo sia questa l’essenza stessa del film“.