Attesissimi arrivano quasi contemporaneamente due film italiani e si rivelano di valori diametralmente opposti. Sembrano davvero il vecchio e il nuovo i due film, realizzato con stile arrogante e fresco uno e ripetitivo e banale il secondo.
Non a caso gli attori che li rappresentatno (Michele Placido e Elio Germano) sono simbolo di generazioni differenti.
Se infatti Il Passato E’ Una Terra Straniera potrebbe anche vincere il concorso tanto stupisce per qualità, originalità ed impegno nella realizzazione, Il Sangue Dei Vinti è una vera truffa televisiva.
IL PASSATO E’ UNA TERRA STRANIERA
Quello che non aveva fatto Velocità Massima Daniele Vicari lo fa Il Passato E’ Una Terra Straniera, e qui si potrebbe chiudere tutto.
Il film che aveva fatto con Valerio Mastandrea aveva un ottimo spunto che non riusciva a quagliare, mentre ora il suo ultimo con Elio Germano arriva anche più in là.
Si tratta sempre di una storia di amicizia virile cementata da un’attività svolta in comune contaminata dai rapporti che ognuno dei due intrattiene con altre persone, solo che adesso tutto si fa adeguatamente complicato e realizzato con maestria.
A partire dal titolo il film offre un modo di rappresentare il contrasto tra il proprio passato e il proprio presente non banale, utilizzando la violenza come mezzo espressivo in una quasi pornografica ossessione cronenberghiana per il dolore della carne che in alcuni punti sembra possedere Vicari e che culmina in un bellissimo finale.
Ma a stupire è il modo molto più maturo in cui è descritto il rapporto tra i due protagonisti, entrambi in cerca di un’identità nuova e entrambi morbosamente legati, specialmente uno dei due, da un rapporto quasi omosessuale che però non si concretizza mai nella pratica.
Per fare tutto questo Vicari usa molto poco il testo (i dialoghi sono improntati su uno stile naturalistico che esalta le doti di Germano) e tantissimo le immagini, anzi il cinema, cioè la modifica delle immagini attraverso la macchina da presa. Regnano gli sfuocati e le lenti deformanti con un modo di riprendere le città che guarda all’Asia ma anche a casa nostra.
Faccio un esempio: non avevo mai visto un personaggio passare da un lato all’altro della lente bifocale e la cosa avviene con una precisa economia nel senso del film.
IL SANGUE DEI VINTI
Ad un certo punto ho avuto come un miraggio, mi è sembrato di vedere in basso a destra il simbolo di Rai Uno…
Tre anni fa Arrivederci Amore Ciao aveva meravigliato, sembrava davvero riscattare una vita di fiction per Michele Soavi, spazzando via ogni pregiudizio grazie alla forza di una scenggiatura audace e di una realizzazione implacabile.
Il Sangue Dei Vinti è l’esatto contrario, conferma una vita di fiction con una fiction sul grande schermo e anche una delle peggiori. Mi dispiace solamente che le ovvie e facilissime polemiche che seguiranno il film come seguirono il libro oscureranno il giudizio ben più importante e più grave sull’orrore della realizzazione.
Si può davvero scegliere e dirigere attori così poco capaci, si può davvero approvare uno script con buchi così evidenti, si possono mettere in bocca battute così stupide, si può seriamente pensare che un film così banale e senza il minimo valore cinematografico possa essere gradito dal pubblico della sala?