Regia: Kenny Ortega
Cast: Zac Efron, Vanessa Anne Hudgens
Durata: 110 minuti
Anno:2008
Se la recensione di Mamma Mia! ha generato polemiche non oso immaginare questa. La verità è che tutti (me compreso) partiamo con un grandissimo pregiudizio nei confronti di High School Musical, il motivo è perchè è oggetto di fanatismo da parte dei ragazzini (neonata fascia che sta tra i bambini e gli adolescenti). E solitamente ciò che è oggetto di fanatismo da parte dei ragazzini è un pessimo prodotto da disprezzare.
High School Musical 3 (parlo solo per questo perchè non ho visto gli altri due ma li recupererò) tuttavia è insospettabilmente un musical di grandissima fattura, intelligenza e tradizione. La trama è quello che è, una cosa che più classica non si può, in linea sia con il filone scolastico che con quello musical. La storia di un gruppo di studenti all’ultimo anno che devono mettere in piedi un musical e contemporaneamente fare scelte importanti per il loro futuro (in sostanza a che università andare). Ma la trama in un musical non è mai stata importante.
La grandezza di High School Musical 3 sta nell’accettare fino in fondo le regole del musical e di mettere in scena un mondo assolutamente improbabile e caramelloso, dove si va a scuola con i tacchi e vestiti di tutto punto, dove tutti gli ambienti sono opulenti e coloratissimi, dove il saggio di fine anno si fa con l’orchestra e tutti i ragazzini hanno talento e capacità da adulti (non vi dico come suona il pianoforte la ragazza che compone i brani). Non c’è un filo di realismo in High School Musical, ma nemmeno l’ombra. E questo è grandioso.
Si le musiche sono un po’ quello che sono e dovrebbero avere una certa importanza in un musical, tuttavia hanno il pregio di non essere le solite musiche da musical (e già è qualcosa), cercando una via moderna ed originale.
Però raramente negli ultimi mesi ho visto un prodotto così raffinato, dove anche le scene non musicate sono accuratamente coreografate, dove non c’è uno sbafo, dove il ritmo non cala mai dal primo all’ultimo minuto, dove ogni personaggio ha un suo perchè pur essendo un ruolo codificato, dove il kitsch diventa maniera (straordinaria l’insegnante di teatro seduta in platea durante le prove con un tavolino e il tè), dove ogni personaggio è portato all’estremo con garbo e la forma vera e autentica del musical (dico proprio quella di Cantando Sotto la Pioggia) trionfa.
Una cosa che mi aveva dato molto fastidio era tuttavia la proposizione di un mondo un po’ bigotto dove i due protagonisti che stanno insieme non si sfiorano nemmeno e al massimo si danno baci sulle guance. Si avverte una certa tensione sessuale (caricata da atteggiamenti, vestiti e ostentata bellezza dei protagonisti) ma rimane sempre repressa. Pensavo fosse una forma stupida di acquietamento per cristiani invece mi sbagliavo, perchè al primo (e unico) momento in cui i protagonisti si baciano si sono sentite le proteste dei mille ragazzini presenti “Che schiiifoo!!!”.