A Beautiful Mind (id., Usa 2001 – Biografico; 136′) di Ron Howard con Russell Crowe, Jennifer Connelly, Ed Harris, Christopher Plummer, Paul Bettany, Adam Goldberg, Josh Lucas.
Dal 1947, anno in cui entrò all’università di Princeton per una specializzazione post-laurea in matematica, al 1994, anno in cui fu insignito del premio Nobel, la biografia di John Forbes Nash jr., genio schizofrenico affetto da visioni e da instabilità il cui contributo teorico è ancora oggi determinante nel campo della comunicazione.
Dalla storia vera di Nash (oggi 73enne), una biografia essenzialmente disonesta nei confronti dello spettatore (e, per questo, alla lunga macchiettistica nella caratterizzazione dei personaggi), completamente ignaro fino alla fine delle visioni del protagonista: Howard specula sulla malattia di Nash e costruisce un intero biopic come se stesse realizzando un thriller con sorpresa alla Sesto senso, tradendo l’etica professionale, la dignità di Nash e l’obiettivo documentario e realistico (si notino le frequenti didascalie) che, si presuppone, si era prefissato, senza considerare allora i numerosi buchi della sceneggiatura. Un intero film su un matematico (interpretato da un intenso ma poco credibile Crowe) che non riesce ad affascinare né a descrivere l’evidente poesia e filosofia dei numeri; la dialettica tra pura razionalità e misteriosa pazzia ha conquistato invece, evidentemente per la sua semplicità ideologica e la riconoscibilità dei suoi veri temi primarim le platee e i soci dell’Academy Awards che gli hanno tributato ben quattro Oscar.