Il papà di Giovanna è il secondo film italiano in Concorso alla 65° Edizione della Mostra del Cinema di Venezia. La pellicola, diretta da Pupi Avati, è un dramma ambientato negli anni del fascismo a Bologna. Seguiamo la storia di Michele (Silvio Orlando), un padre alle prese con Giovanna, una figlia piena di problemi (Alba Rochwacher). Le loro vite cambiano quando la ragazza uccide per gelosia la sua migliore amica. Nel cast anche Francesca Neri (è la moglie di Michele), Serena Grandi ed Ezio Greggio nel ruolo di un poliziotto amico del protagonista.
La pellicola arriverà nei cinema dal 12 settembre distribuita da Medusa. Abbiamo incontrato il regista ed il suo cast.
Pupi Avati – Regista
Avati, come mai una storia così inquietante?
Se il film è inquietante è perché lo sono anche io. Posso dire che in questo film ho riversato tutto quello che so e che ho imparato sulla paternità. La vita mi ha risparmiato una tragedia così terrificante come quella che ha subito Michele, ma io sono padre di tre figlie. Questo mi ha permesso di capire che difficoltà si possono incontrare a crescere i figli. Quindi c’è moltissimo di me in questo padre.
La pellicola è ambientata nel 1938 ma potrebbe perfettamente essere un fatto di cronaca preso dai nostri giorni…
Mi sono molto interrogato sui tanti fatti di cronaca che leggiamo sui giornali in questi anni. La mia domanda era: cosa succede in quelle case, in quelle famiglie, una volta che i riflettori delle telecamere si sono spenti e i giornalisti se ne sono andati? Quali dinamiche scattano? Come si affronta il dolore che nasce da simili tragedie? Nel film c’è l’intenzione di offrire una riflessione sulla famiglia, il luogo dove sembra si debba risolvere la vita di tutti noi, l’istituzione chiamata a coprire i vuoti della vita civile in Italia. Oggi però ci si occupa solo di morbosi dettagli di cronaca chiudendo la porta a tutto ciò che accade dopo. Il film esplora invece quello che di solito rimane nell’ombra.
Alba Rohrwacher – Giovanna
Alba, com’è andata sul set di Avati? Si tratta di un ruolo davvero difficile, ci può parlare del lavoro svolto insieme a Silvio Orlando?
Pupi sapeva esattamente come voleva che rendessi Giovanna, ce l’aveva tutta dentro la sua testa e mi diceva cosa dovevo fare. Mi bastava solo ascoltare Silvio Orlando per riuscire a rendere emotivamente quello che Pupi voleva. Sul set mi sono sentita molto fortunata e protetta da questo straordinario gruppo di attori.
Silvio Orlando – Michele
Si tratta della prima volta per lei sul set di Avati. Come si è trovato
Vi dirò… è uno dei lavori più semplici che abbia mai realizzato, perché nasce da un copione solido. Si tratta della mia prima volta con Pupi Avati, ma vi confesso che mi sono sentito come se avessi già frequentato il suo cinema. Come Moretti, Avati ama avere il controllo totale sul set e nulla gli sfugge. Forse è ancora più maniacale: sono stato praticamente vittima di un sequestro, ma raramente mi sono divertito così. E poi il rapporto con Alba Rohrwacher è stato davvero speciale. Io non ho figli ma in un attimo siamo diventati veramente padre e figlia e il tutto ha funzionato benissimo.
Ezio Greggio – Sergio Ghia
Signor Greggio, ci racconti in dettaglio questa sua prima esperienza in un ruolo drammatico…
Come sapete benissimo tutti, io vengo dalla commedia e dalla tv. Quindi è un onore e un piacere per me avere avuto la possibilità di interpretare questo ruolo drammatico. Sono un attore e questo vuol dire che devo saper essere versatile: se mi si offre una storia di questa intensità, l’unica cosa che posso fare è impegnarmi al massimo e sperare di essere riuscito nell’impresa. Mi sono tolto i miei abiti da comico e mi sono calato nel ruolo. Aiutato tantissimo dal copione e soprattutto da questo cast eccezionale, perché avere a che fare con dei professionisti di questo calibro rende tutto più semplice. Se Pupi Avati mi rivuole ancora, io torno subito a lavorare con lui. È stata lui la ragione per la quale ho voluto interpretare il film.