Speciale The Spirit – Abbiamo incontrato Frank Miller

Speciale The Spirit – Abbiamo incontrato Frank Miller

Di Redazione

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MY CITY SCREAMS (La mia città urla)…
Così si presenta The Spirit alias Danny Colt (Gabriel Macht), eroe che tiene d’occhio le strade della sua Central City, ripulendole dalla feccia criminale. Una volta Colt era un poliziotto, ma è rimasto ucciso in azione. Tornato dal mondo dei morti, praticamente invincibile, ha indossato la maschera ed è diventato un simbolo… The Spirit. Il suo unico punto debole, però, sono le donne… perché lui le ama tutte! Ma per creare un eroe, bisogna partire dalla cosa più importante: una nemesi. Quel compito al terribile Octopus (Samuel L.Jackson), spietato genio del crimine che semina panico e morte in città e giura di uccidere the Spirit. Nella sua missione, questo super-cattivo è aiutato dalla sua ingegnosa (e tanto sexy) assistente Silken Floss (Scarlett Johansson). Ad aiutare l’eroe ci sarà Sand Saref (Eva Mendes)… una ladra di classe alquanto hot!

Questo è The Spirit, pellicola tratta dal fumetto di Will Eisner, che rappresenta l’esordio solitario alla regia di Frank Miller (aveva già co-diretto Sin City). Uscirà nei cinema il giorno di Natale in contemporanea con gli Usa, distribuito dalla Sony Pictures Releasing Italia: “Sono stato proprio io a richiedere il 25 dicembre come uscita” – ci dice Miller.

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Lo abbiamo incontrato nella capitale dove ha sfoggiato tutta la sua simpatia e l’entusiasmo verso il film, dichiarando il suo grande amore per il cinema. Ecco a seguire il Q&A che Miller ha fatto con la stampa italiana:

Signor Miller, per la prima volta dirige da solo. Qual è stata la cosa più bizzarra nel passare dai fumetti al film?
Non si è trattato del suono o di altri aspetti tecnici, ma il fatto di lavorare con gli attori. Trovo che gli attori siano delle persone sorprendenti. In America si sentono dire tante cose sugli attori: c’è chi dice che sono stupidi, o pazzi o pigri. Invece lavorano sodo e sono estremamente intelligenti. E poi, diciamo la verità… nessun pazzo potrebbe imparare tutte quelle battute e sopportare uno come me!

A differenza dei suoi fumetti, al cinema lei è passato ad utilizzare anche il colore…
Veramente nei miei fumetti ho già usato i colori, specialmente quando ho lavorato con Lynn Varley (la sua ex moglie n.d.r.). Quando Lynn se n’è andata perché voleva dedicarsi ai suoi quadri, ho deciso a quel punto di lavorare in bianco e nero. Comunque volevo evocare gli anni ’40, sia nei fumetti che in questo film. In parte perché le origini di The Spirit sono negli anni ’40, in parte perché io disegno quello che credo e sento essere positivo. Questo film è anche una lettera d’amore alle due cose che io e Will Eisner abbiamo amato di più di ogni cosa al giorno: New York e le donne.

The Spirit Frank Miller a Roma 16

Fino a cinque anni fa, lei era piuttosto restio a lavorare nel cinema. Poi, improvvisamente, ha lavorato in tre film. È una cosa legata al fatto che Hollywood, nella mancanza di idee, sfrutta sempre di più i fumetti e i graphic novel e dunque lei si è sentito chiamato in causa per difendere la sua arte?
Ho imparato nei miei primi tempi ad Hollywood che essere uno sceneggiatore significava cedere troppo fin troppo e rinunciare a troppo di quello che crei, lasciandolo al controllo degli altri. Io voglio essere autonomo ed indipendente e mi piace raccontare le storie come dico io. Robert Rodriguez mi ha insegnato che la tecnologia è talmente tanto avanzata che io potevo disegnare i miei film. E qui ho lavorato a Sin City. Io non sono certo un salvatore del cinema, il cinema non ha bisogno di essere salvato. A Hollywood sono arrivati a capire che i fumetti rappresentano qualcosa che può dare molto intrattenimento. Ormai l’era digitale va di pari passo con i fumetti. Questo è un’ulteriore segno di un’industria che è vitale e che continuamente si modifica.

L’estetica di The Spirit sembra molto vicina ad una sua opera piuttosto che a quella di Will Eisner. Ha apportato queste modifiche perché i tempi sono cambiati o per gusto estetico?
Mi sono adattato ai tempi che cambiano, ma è ovvio che somiglia ad un mio lavoro… l’ho fatto io! Volete sapere come dirigevo il film? Davo le indicazioni e mi guardavo sempre alle spalle… perché sapevo che Will – anche se era morto – stava seduto dietro di me. E sicuramente non c’è nessuno che non sia stato toccato da Will Eisner.

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Ultimamente circolano diversi rumors sui suoi progetti futuri: da Sin City 2, al prequel di 300. Cosa ci può dire al riguardo?
Non posso parlare di progetti futuri, perché non credo che un film sia reale finchè non vedo il titolo stampato a caratteri cubitali. Sono tante le cose che possono andare storte. Posso dirvi che sono vicinissimo ad iniziare Sin City 2. Devo dire che abbiamo praticamente sistemato tutto e io e Robert siamo pronti a partire.

In The Spirit ci sono quattro bellissime donne. Ci parli della sua passione per le belle donne…
Credo che il mio lavoro dimostri che a me piacciono tutte le donne e se le avessi potute avere qui le avrei portate… prendetevela con il produttore che non ha chiamate!

Parliamo del cattivissimo Samuel L. Jackson. Come ha lavorato insieme a lui?
Volevamo lavorare insieme da tanto tempo. È stata la prima volta che intepreta un super-cattivo. E i super-cattivi indossano dei costumi. Mi sono assicurato che indossasse tantissimi costumi. Allo stesso tempo è pieno di tatuaggi: è un vero duro, notate i tatuaggi sotto gli occhi, sono le lacrime… i tatuaggi che vengono fatti in galera. Una lacrima significa aver passato un certo periodo di galera… lui ne ha otto. Detto in termini semplici lavorare con Sam è come lavorare con una bomba atomica. Praticamente ogni giorno cercavo di tenerlo a bada… ogni tanto cercava di scappare e io gli davo il permesso.

Ci parli delle armi di The Octopus. Ogni volta che entra in scena, porta con sé un’arma sempre più grande. Chi ha avuto questa idea?
Questa è una delle cose più divertenti del film. Vi dico una cosa: per Sam Jackson avevamo creato tre pistole, una più grande dell’altra. A quel punto Sam mi chiedeva: “dov’è quella ancora più grande?!”. Avevo quindici minuti e mi ha chiesto: “dammi la più grande che abbiamo”. Ho cominciato a giocare con le pistole… mi sentivo come la scimmia di 2001 di Kubrick perché mettevo insieme velocemente una pistola sull’altra e poi un’altra e un’altra ancora, proprio come le ossa all’inizio di quel film. Ho detto agli attrezzisti di legarle tutte insieme. Praticamente quando è arrivato… Sam Jackson era come un robot di Transformers!

Lei ha avuto una grande influenza sulla gran parte dei giovani registi di Hollywood. Invece, chi l’ha influenzata dal punto di vista cinematografico?
Potrei dire Kubrick, Fellini, perfino Frank Capra… ce ne sono così tanti che vi annoierei a morte… non voglio essere uno stupido che si dà tanta importanza.

A livello di scrittura in particolare: c’è qualche differenza tra cinema e fumetto? Ci può anticipare anche i suoi progetti futuri fumettistici?
Ci sono tante differenze, ma fondamentalmente sono anche uguali. Questo me lo ha insegnato Robert Rodriguez. Una buona storia è una buona storia… una che non funziona, non funziona… ricordate parlavo di Transformers poco prima! Per quello che riguarda il lavoro futuro nei fumetti, non ho in programma di realizzare alcun chè perché sono troppo impegnato in questo momento con i miei film.

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