Regia: Nuri Bilge Ceylan
Cast: Yavuz Bingol, Hatice Aslan, Ahmet Rifat Sugar, Ercan Kesal
Durata: 109 minuti
Anno: 2008
Pochi autori contemporanei sono difficili da seguire come Ceylan, cineasta turco che non teme di girare i propri film con un andamento molto lento (ma mai noioso!) e di infarcirli di moltissimi elementi diversi da seguire. Pochi hanno il coraggio di fare ancora un cinema così metaforico che usi ancora in maniera così cardinale le simbologie e che rivendichi così coraggiosamente il potere dell’estetica. E pochi girano autentici capolavori come è anche questo Le Tre Scimmie, sicuramente uno dei migliori film visti quest’anno.
Contrariamente al suo solito quest’ultimo film (che ha vinto la miglior regia a Cannes) è infarcito con un intreccio complesso (storie di debiti e tradimenti) e ha più personaggi principali (4 invece dei classici 2) ma sostanzialmente propone la stessa folgorante visione di mondo di Iklimer (sua opera precedente da noi titolata Il Piacere e L’Amore invece del più letterale Clima), quella per la quale cioè i sentimenti veri sono quelli non espressi dove sono gli irreali e iperbolici silenzi a comunicare più delle azioni e dove tutti sono sempre soli.
Le Tre Scimmie del titolo sono il padre, la madre e il figlio di una famiglia i quali, ognuno a suo modo, non vedono, non sentono e non parlano della verità, cioè di quello che già sanno e vogliono nascondere. I loro sentimenti inespressi, le loro aspirazioni, i loro dilemmi sono tutti nelle posizioni che assumono, in come il regista decide di inquadrarli e nel tempo che è dedicato loro dal montaggio. Ci sono poche parole ma potrebbero essercene anche meno, il cinema di Ceylan è cinema puro che esprime sensazioni senza dover usare la parola ma solo con i mezzi del cinema.
Tutto quanto è filmato con un’attenzione alla messa in scena che è a dir poco mostruosa. Si ripete l’ossessione del regista per il “bagnato”, l’acqua domina nei suoni (mai così importanti) e soprattutto visivamente, nella forma del mare, del sudore, dei bicchieri da bere ecc. ecc. Le Tre Scimmie è un tripudio di cattivo tempo e di assolate e asfissianti giornate (anche questo film si poteva chiamare “clima”) passate a dormire, di improvvise violenze e di ricordi penetranti che si manifestano sempre con inquadrature vicinissime ai volti tese a scorgere tutte le gocce di sudore che ogni tanto procedono anche all’indietro (sic!).
Mai premio alla miglior regia fu più azzeccato perchè mai si è vista un’attenzione tale ad ogni componente della messa in scena. Tutto regge nonostante la difficoltà data dalla grande lentezza espressiva grazie ad un raffinato equilibrio dove, è evidente, ogni suono che si ode in lontananza, ogni imperfezione della pelle, ogni composizione dell’inquadratura e ogni stacco di montaggio è assolutamente fondamentale e studiatissima.