Regia: Christopher Nolan
Cast: Christian Bale, Morgan Freeman, Heath Andrew Ledger, Aaron E. Eckhart, Michael Caine, Maggie Gyllenhaal, Gary Leonard Oldman
Durata: 152 minuti
Anno: 2008
Ci sono voluti quasi dieci anni di sfruttamento selvaggio ma finalmente il genere dei film sui supereroi comincia a raggiungere livelli qualitativi da applauso. Quest’anno dopo la grande sorpresa di Iron Man e la conferma di Hellboy arriva anche la ferma sicurezza di Il Cavaliere Oscuro, un grandissimo film in grado anche di mettere in ombra il precedente Batman Begins.
Jonathan e Christopher Nolan realizzano lo script hollywoodiano perfetto, intriso di una chiara visione sia di mondo che di cinema. In due ore e mezzo non c’è un momento di stanca, i tanti attori di primo piano hanno tutti una parte consistente, c’è un cattivo formidabile e non si sente la mancanza di sangue, sconcezze e nudità (incredibile dato che c’è il Joker di mezzo).
Il film procede come ci si può attendere per opposizioni dialettiche e per figure paterne mancate. La doppiezza e il contrasto tra due facce della stessa medaglia è la cifra di tutto il film, dal più ovvio dualismo Wayne/Batman a quello più esplicito Batman/Harvey Dent per il ruolo di paladino, da quello più universale Batman/Joker (lato positivo e negativo del supereroismo) a quello finale tutto interno ad Harvey Dent/Due Facce. Dualismi che, com’è tipico della cultura occidentale, non possono giungere ad una sintesi mai ma convivono dando equilibrio e ordine al mondo (quando c’è uno ci deve sempre essere l’altro).
Lo spunto (alla lontana) è l’opera di Frank Miller Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro, ovvero interrogarsi su quale sia il ruolo del supereroe in una società moderna e cosa accada dal momento in cui esso comincia ad esistere.
Più volte il Joker sottolinea che è Batman con il suo solo esserci ad aver dato il via alla sua opera, a giustificare la sue stessa esistenza, fino al mitico: “You changed things” pronunciato nell’unica sequenza virtuosa e autoriale del film: un dialogo tra Batman e Joker in cui il primo è in piedi e il secondo è appeso per i piedi (altra dimostrazione dell’opposizione logica di cui si diceva) ma con una lenta rotazione della macchina da presa Nolan lo inquadra come fosse anch’egli in piedi. Fantastico.
L’unico dispiacere semmai è che Nolan oltre a porre l’eterna domanda “Che ruolo per un supereroe?” dà anche una risposta nel finale del film. Una risposta sufficientemente intelligente e aperta, ma pur sempre una risposta.
Ad ogni modo lo stile invisibile del regista raggiunge nuove vette. Il Cavaliere Oscuro è girato con una leggerezza di tocco straordinaria per l’epoca moderna, considerando anche le molte, moltissime scelte estetiche fatte in ogni sequenza.
Non c’è mai nulla di banale ma nemmeno nulla di onanistico o virtuoso, solo carrelli lenti orizzontali e un montaggio da accademia (che cede il passo solo nelle scene di colluttazione).
La metafora perfetta è la scena d’apertura da quel carrello iniziale fatto con l’elicottero verso la facciata del palazzo a tutto il montaggio della rapina. Essenziale. Perfetto. Cinematografico.
Ah! Quasi dimenticavo. Heath Ledger come si era capito è un Joker formidabile. Formidabile. Nel complesso superiore a quello più tradizionalmente pop di Nicholson/Burton.
Ma bisogna ammettere che molto del merito va all’idea di trasformare il personaggio in un barbone, in un vero freak orrido (che è un po’ la linea Nolan se si considera come ha reso poi Due Facce). Inoltre il doppiaggio italiano di Adriano Giannini scimmiotta tantissimo il padre (in certi punti sembra avere i toni di Giannini/Pacino) e ricalca il doppiaggio che fu fatto del Joker di Nicholson. Dunque nel complesso, a meno che non l’abbiate visto in originale, la prestazione è ingiudicabile se non con un sommario: bravo!