Wanted, la genesi del film

Wanted, la genesi del film

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A meno di un mese dall’uscita nella sale italiane, prevista per il 2 luglio, iniziamo oggi un viaggio nel pressbook di Wanted!

Ricchissimo di informazioni e curiosità, vi posteremo giorno dopo giorno le parti più interessanti del pressbook, iniziando oggi con la genesi del film. Dal fumetto alla sala, qual è stato il percordo di Wanted? Andiamolo a vedere….

“Pazzesco”, “unico”, “originale”, “ironico” e “geniale” sono solo alcuni dei termini usati per descrivere il regista di origini russe Timur Bekmambetov, che proviene dalla città di Guryev, nel Kazakhstan. La sua qualità ‘visionaria’ lo ha imposto all’attenzione di produttori di fama internazionale, che lo hanno scelto per dirigere il suo primo film in lingua inglese, interpretato da un eccellente cast artistico e tecnico e coadiuvato da un grande major americana.

Come è accaduto tutto ciò? Partiamo dall’inizio…
Nel 2004 è uscito il film di Bekmambetov Nochnoy Dozor (Night Watch), che solo in Russia ha incassato oltre 16 milioni di dollari, oscurando, in patria, persino il successo de Il Signore degli Anelli: La confraternita dell’anello. Il seguito di Night Watch, Day Watch, è stato distribuito in Russia all’inizio del 2006. Ancora una volta, questo piccolo film, costato solo 4,2 milioni di dollari, si è rivelato un ‘gigante’, incassando quasi 40 milioni di dollari.
In quello stesso periodo, i dirigenti della Marc Platt Productions avevano letto la prima pubblicazione della serie a fumetti di Mark Millar e J.G. Jones: “Wanted”, individuando subito l’enorme potenziale cinematografico di questa fantasiosa favola dark… tuttavia il soggetto (un’occulta banda di malefici assassini che ha diviso il mondo in fazioni) aveva bisogno di un approccio totalmente sopra le righe. Si sono quindi messi alla ricerca di un filmmaker creativo dotato di una visione totalmente nuova ed eccessiva, e dopo aver visto Night Watch, si sono resi conto di aver trovato il loro uomo. Se Bekmambetov era stato in grado di creare un film tanto accattivante dal punto di vista visivo con un budget limitato, pensavano i produttori, quali splendidi risultati avrebbero raggiunto la sua grande energia e sensibilità, potendo usufruire delle vaste risorse di una produzione hollywoodiana?

Afferma il produttore Marc Platt: “Le creazioni cinematografiche di Timur e il linguaggio visivo da lui utilizzato, sono talmente unici, stupefacenti e straordinari, che volevo assolutamente far conoscere la sua voce. Non avevo mai visto immagini come quelle. Ho pensato che il suo talento, e la sua abilità nel creare un mondo totalmente nuovo, uniti a questo materiale, avrebbe dato vita a un prodotto entusiasmante, sperimentale ma al tempo stesso accessibile al pubblico di tutto il mondo”.
Aggiunge il produttore Jim Lemley: “Dal momento in cui è stata scritta la prima versione del copione al momento in cui sono iniziate le riprese, sono trascorsi due anni. Analizzando quello che fino a quel momento era stato rappresentato sul grande schermo, abbiamo elaborato nuove idee, che per quanto sembrassero assurde sulla pagina, dovevano essere in grado di sconvolgere gli spettatori dal punto di vista visivo”.
A proposito della sua fiducia nella visione unica del regista, conclude Lemley: “Se chiedessimo a tre persone diverse, di riprendere la stessa scena all’interno della stessa stanza, con la stessa cinepresa, sicuramente l’immagine di Timur sarebbe la più straordinaria”.

Rispetto alla sua creatività visiva, Bekmambetov osserva: “E’ come se 100 idee si affollassero nel mio cervello, tutte insieme, lottando fra loro per emergere. Da questa sensazione nasce uno stile nuovo, qualcosa che nessuno ha mai visto prima. Mi piace collocare il pubblico all’interno dell’azione, voglio farlo viaggiare insieme ai personaggi, coinvolgerlo attivamente, e non lasciarlo lì seduto a guardare”.
Il mantra del regista è quello del realismo fantastico, in ognuno dei suoi progetti. E’ convinto che debba esistere una base realistica per ogni azione, ogni emozione, a prescindere da quanto siano bizzarre le circostanze. In veste di regista, la sua attenzione ai dettagli gli fornisce qualcosa su cui focalizzarsi, qualcosa di solido in ogni scena.
Girare in inglese non è stato così diverso dalle altre mie produzioni”, dichiara il regista. “Cerco solo di comunicare con il pubblico, di innamorarmi di lui e di dargli il film migliore possibile, raccontando una bella storia”.

L’approccio ‘alterato’ del regista non è granché diverso quando si cimenta in un film americano. Aggiunge Platt: “Bekmambetov infonde ironia e sarcasmo nel suo lavoro, e questo è tipico di tutti i suoi film. Non lo fa mai in modo ovvio e scontato, ma in una maniera sottilmente ‘dark’, con una vena comica che emerge costantemente nella serietà dell’azione. L’ironia che caratterizza il progetto, sia da punto di vista narrativo che visivo, rende WANTED davvero unico”.
Un umorismo nero già presente nella fonte del progetto, e cioè nell’omonima ‘graphic novel’ di Millar e Jones (che in origine era una serie limitata e sei pubblicazioni). Al di là dell’acquisizione dei diritti di uno dei fumetti più venduti degli ultimi dieci anni, i filmmakers desideravano anche ricevere la ‘benedizione’ da parte dei suoi autori.
Quando Millar ha venduto i diritti dei suoi libri alla Universal, lui e Jones erano solo alla seconda pubblicazione. Perciò, mentre Millar ultimava la serie, lo studio aveva quasi completato la prima bozza della sceneggiatura.

Con le due parti impegnate indipendentemente nella scrittura, entrambi i progetti hanno assunto vite separate. Commenta Millar: “Non ero preoccupato perché il libro e il film sono due entità distinte fra loro. Malgrado i cambiamenti che hanno apportato nel film, il libro restava intatto. Ma mi faceva piacere vedere che attingevano continuamente al materiale originale, e le versioni successive del copione, scritte da altri sceneggiatori, alla fine contenevano la maggior parte del nostro materiale. Hanno escluso la storia del supermalvagio raccontata nel libro originale, ma a parte questo, hanno lasciato tutto il resto, che funziona benissimo”.
Prima di proseguire su strade separate, sia la graphic novel che la versione cinematografica di WANTED iniziano nello stesso luogo (il primo terzo della sceneggiatura riflette i primi due capitoli della storia, poi se ne discosta). Lo scrittore di fumetti afferma che, nonostante le storie si svolgano in luoghi molto diversi, il tono, i personaggi e la struttura narrativa di base sono fondamentalmente uguali in entrambe le versioni.
Millar osserva: “I primi 40 minuti del film sono praticamente identici al libro, scena dopo scena, e questo mi ha fatto piacere. Non era così nella prima versione del copione, ma quando è arrivato Timur, ha saputo esprimere gli aspetti più dark del materiale. Pensavo che avrebbero evitato gli elementi più taglienti, ma i sottotitoli, il voice-over, il dialogo e intere sequenze sono state tratte interamente dal libro. Una delle mie scene preferite è quella dell’apertura, in cui, improvvisamente un tizio vede un puntino sulla sua testa, prende la pistola, salta dalla finestra e inizia a inseguire gli assassini. E’ bellissimo vedere che il film è stato girato seguendo le vignette del libro”.

Lo scrittore è rimasto colpito non solo dall’attenzione ai dettagli, ma anche dal modo in cui gli sceneggiatori e Bekmambetov hanno ampliato le scene chiave dei primi due capitoli della serie. Dice Millar:“Alcune scene sono state basate solo su un paio di vignette, perché generalmente i libri a fumetti non hanno molto spazio. Timur e i ragazzi le hanno ampliate, trasformandole in scene incredibili, in pazzesche sequenze di inseguimento”. Strizzando l’occhio ai fan più devoti di “Wanted”, Millar spiega: “Nel film ci sono tanti piccoli indizi che i fan del libro sapranno cogliere e apprezzare”.
Aggiunge il produttore Platt: “Mark ha apprezzato molto Timur. Il fumetto è molto coraggioso, caustico, e volevamo rendere anche il film nello stesso modo. Volevamo evitare le banalità, abbiamo cercato di fare qualcosa di speciale. Laddove il copione segue il libro, non abbiamo cambiato neanche una virgola. Ma è ovvio che il film è un prodotto a sé. Millar l’ha sostenuto e il suo atteggiamento è stato importante per tutti noi filmmakers”.

Non solo il regista ha reso onore all’inventiva del materiale originale, ma ha anche rispettato la ricerca di Wesley della verità all’interno di un mondo ingannevole. “Questa è una storia sulla verità”, riassume Bekmambetov. “Wesley cerca di fuggire da un mondo in cui tutti mentono, per riuscire a trovare una qualche verità. Nel corso di questo suo viaggio, scopre di non poter fare nulla contro il fato ma di poter controllare il suo destino. Sei tu a scegliere e a guidare il tuo destino. E’ un concetto condiviso da tutti”.

To Be Continued…

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