Febbre a 90°, Alta fedeltà, Un ragazzo e Non buttiamoci giù: questi sono solo alcuni dei suoi libri di grande successo. Adesso Nick Hornby ci presenta il suo nuovo romanzo, intitolato Tutto per una ragazza e già disponibile nelle librerie edito da Guanda. Abbiamo incontrato lo scrittore a Roma in occasione del Festival Internazionale delle Letterature: ci ha raccontato del suo nuovo libro e dei rapporti sempre più frequenti col mondo del cinema.
Signor Hornby qual è stato l’approccio nel descrivere un sedicenne che diventa padre?
Credo di essere stato un teen-ager abbastanza comune: ho pensato a come avrei reagito io a 16 anni davanti a questa situazione. Era comunque d’estrema importanza individuare il percorso logico dei giovani di oggi: per questo ho fatto leggere il libro ai miei nipoti prima di pubblicarlo. Fortunatamente è andata bene!
Qual è la differenza tra questo nuovo protagonista e il mitico Rob di Alta fedeltà?
Di sicuro la più grande differenza è la paternità. Rob dice che non vuole crescere. Nessuno glielo ha mai insegnato. Non è genitore e nemmeno è pronto a diventarlo. Sam deve affrontare la paternità… Rob non ha mai questa opzione e può restare quello che è. La definizione di adulto diventa restrittiva: non ho mai analizzato l’età dei personaggi nei miei libri. In Febbre a 90° il personaggio aveva la mia stessa età. Stesso discorso per About a Boy. Rob, invece, era un po’ più giovane di me… una cosa che questi personaggi hanno in comune è che vivono un momento della loro vita abbastanza scombussolato. Non sarei mai capace di scrivere di gente di successo tipo alti dirigenti aziendali che hanno realizzato i loro sogni!
Come sono cambiati i trentenni dei tempi di Alta Fedeltà rispetto ai quelli di oggi?
Le cose che sono cambiate sono soltanto periferiche… le caratteristiche fondamentali non cambiano mai. Il mio Rob oggi farebbe qualcos’altro. Quei negozi di dischi che descrivo nel libro non esistono più, hanno chiuso i battenti. Tutto si svolge nel cyber-spazio. La rete ha dato la possibilità di comunicare con persone lontane: le persone parlano più a lunghe distanze e paradossalmente meno a distanza ravvicinata.
Com’è dunque il suo rapporto con la tecnologia?
Normale direi. Ho l’I-pod e mi piace molto! Non ci sono grandi differenze nella mia vita, farei la stessa cosa anche senza questi oggetti.
Spesso i diritti di un libro sono venduti alle case cinematografiche, prima ancora che la scrittura sia completata. Quanto questo può essere difficile per uno scrittore?
A volte si sceglie di vendere i diritti sin dal primo momento: questo comporta degli inconvenienti. Io questa cosa non la faccio, nessuno vede il libro. Quello che a volte succede è che ti prepari alla prova del fuoco, ovvero il momento in cui arrivano le recensioni. A quel punto può capitare che la gente ti chiami e ti dica se il libro è stato approvato o respinto da uno Studio cinematografico… questo è il guaio che ti può capitare… ma il punto è che magari nemmeno io avevo pensato ad un film!
Cosa ci può dire degli attori Colin Firth, John Cusack e Hugh Grant: le hanno mai chiesto consigli prima di interpretare i personaggi da lei creati?
Colin Firth sì: siamo andati a vedere alcune partite di calcio insieme, prima che girasse il film. Penso che per lui fosse importante, dal momento che era passato tanto tempo dall’ultima volta in cui era stato allo stadio. John Cusack e Hugh Grant no, credo che pensassero che loro stessi erano davvero simili ai personaggi.
In occasione del Festival delle Letterature, lei ha incontrato tantissimi lettori, pronti ad ascoltare una suo racconto. Le piace incontrare il pubblico in questi grandi avvenimenti?
Questi eventi mi piacciono molto: mia moglie pensa che magari stia sprecando il mio tempo… quindi devo scattare qualche foto in cui le mostro il pubblico, ovvero tutti i miei amici che sono venuti ad ascoltarmi. Per il resto, è molto divertente: si tratta dei pochi giorni in cui mi sento proprio come una rockstar!
A proposito di rockstar: è ancora un grande fan di Bruce Springsteen?
Certo! Sono stato al suo concerto con la E-Street Band a Londra la settimana scorsa. Eravamo tantissimi, lo stadio era stracolmo!