Mister Hula Hoop (The Hudsucker Proxy, Usa 1994 – Commedia; 111′) di Joel Coen con Tim Robbins, Paul Newman, Jennifer Jason Leigh, Charles Durning, John Mahoney, Bruce Campbell, Joe Grifasi, Jim True, Steve Buscemi, Peter Gallagher, Jon Polito.
Dopo che il fondatore delle industrie Hudsucker si è suicidato gettandosi dal 44° piano-più-mezzanino del suo grattacielo, la ditta passa nelle mani dello “squalo” Mussburger: ma sarà l’ingenuo fattorino Norville Barnes, appositamente assunto come direttore per una speculazione interna, a portare una ventata di allegria all’interno dell’azienda dirigenziale. Inventa, infatti, l’hula hoop e, dopo aver rischiato di diventare cinico quanto gli altri colleghi, si redime e riconquista la sua segretaria.
I fratelli Coen, stavolta sceneggiatori insieme all’amico Sam Raimi, intendono rendere omaggio alle favole natalizie di Frank Capra e al suo spirito umanitario; realizzano un film che si ispira sicuramente anche ai classici di Dickens e che, per velocità di invenzioni e varietà di stili adottati, guarda anche alle leggendarie screwball comedy americane degli anni Quaranta. Ne esce un film volutamente decentrato (e per questo ingiustamente sottovalutato), fiero di far prevalere il puro divertimento cinematografico sulle questioni sociali, peraltro argute e ben delineate: checché ne abbia detto certa critica, è uno dei loro film più sentiti e partecipi, divertiti e divertenti (nonostante qualche lungaggine di troppo). La parodia del buonismo non produce mai cinismo grottesco perché i Coen sono consapevoli che, all’epoca di Capra e affini, anch’esso era assolutamente sincero e necessario: ma dire per questo che Mister Hula Hoop è un film sentimentale e troppo stucchevole, significa non essere entrati nel gioco dei registi e in una certa cultura/mentalità cinematografica. Davvero sublime la scena in cui i gesti di Norville e della donna sono presentati alla maniera dei film muti (chapliniani, in particolare), con i commenti di due astanti al posto delle didascalie.