Complesso di colpa (Obsession, Usa 1976 – Thriller; 96′) di Brian De Palma con Cliff Robertson, Geneviève Bujold, John Lithgow, Wanda Blackman, Patrick McNamara.
1959: un industriale di New Orleans, a cui hanno rapito moglie e figlia, si mette d’accordo con la polizia per non pagare il riscatto, ma l’operazione finisce male. 1975: l’uomo incontra a Firenze, nello stesso luogo (San Miniato al Monte) dove aveva conosciuto sua moglie, la restauratrice Sandra Portinari, fotocopia della consorte Elizabeth e se ne innamora, forse pensando di rivedere in vita la moglie e superare così il suo complesso di colpa. Ma dietro c’è ben altro…
Probabilmente il più spudorato degli omaggi dell’allievo De Palma al maestro Hitchcock, Obsession riunisce i plot della Donna che visse due volte (e anche l’ansiogena, monotematica e romantico-ossessiva colonna sonora riprende quella del film di Hitch: non a caso, è opera dell’hitchcockiano Bernard Herrmann) e di Rebecca per poi arrivare a un finale un po’ troppo complicato e affrettato (con tanto di sensuale e inquietante ombra dell’incesto): il sospetto dell’esercizio di stile è forte (nel finale ci sono anche le forbici micidiali del Delitto perfetto), ma il fascino della pellicola (la fotografia è di Vilmos Zsigmond) e la qualità della recitazione restano notevoli. La sceneggiatura circolare (così come alcune soluzioni tecnico-poetiche, come la splendida panoramica finale a 360°) di Paul Schrader non è eccellente, ma tratta temi usurati in modi non banali. Per poco, purtroppo, il film è anche un saggio sul fascino che l’arte e la cultura europea (e italiana, in particolare) esercitano sui “moderni” uomini americani. Primo ruolo di spicco di Lithgow, attore solitamente poco utilizzato ma giustamente amato, invece, da De Palma.