M. Night Shyamalan e Mark Wahlberg a Roma per E Venne Il Giorno

M. Night Shyamalan e Mark Wahlberg a Roma per E Venne Il Giorno

Di Gabriele Niola

Ad un certo punto gli esseri umani di punto in bianco cominciano ad ammazzarsi, a grappoli. In una certa zona degli Stati Uniti partono i suicidi, apparentemente senza un filo che li unisca e senza un vero motivo.
Non si può dire di più. Vige un rigido embargo su E Venne Il Giorno, l’ultimo film di M. Night Shyamalan con Mark Wahlberg, un divieto assoluto di parlarne se non a ridosso dell’uscita (il 12 Giugno) ma intanto il film viene proiettato per la stampa a causa dell’arrivo a Roma del regista e del protagonista.

Ci si trova dunque nella paradossale situazione di non poter dire nulla di più di quel che si vede nei trailer per un film che, come spesso è capitato nella carriera del regista di origini indiane, fa del mistero e degli elementi nascosti della trama il suo punto di forza.

Ma l’occasione fa l’uomo critico e liberi di non dover parlare della trama ci si concentra (finalmente!!) sulla tecnica punto sul quale Shyamalan è fortissimo oltre ogni dubbio.
Questo film si rifà anche alle paure anni tipiche degli anni ’50 e ’60 originate da ciò che poteva succedere al mondo come la terza guerra mondiale o la caccia alle streghe, opere come La Notte Dei Morti Viventi o L’Invasione Degli Ultracorpi.
E proprio L’Invasione degli Ultracorpi è davvero una grande ispirazione per me, ho sempre adorato pezzi come quello in cui bambini dicono “Non è mia madre!” quella è un’idea veramente spaventosa, cioè il fatto che qualcuno che ami non si comporti come al solito di punto in bianco cambia.
Una volta finito il film poi dovevo scegliere una scena come sfondo per i titoli di testa e ho finito per volere le immagini delle nuvole in movimento e quando ho rivisto con i miei figli L’Invasione Degli Ultracorpi con i miei figli ho notato che c’è anche quel film inizia con le nuvole. Un riferimento totalmente inconscio
“.

Ancora truffautianamente Shyamalan afferma senza dubbi: “In tutti i film il protagonista sono io, anche se ho una parte nel film quello non sono io, il protagonista sono io!” e va avanti spiegando in che punto stia il solito cammeo che lo vede comparire nei suoi film, stavolta impossibile da cogliere per noi italiani in quanto si tratta di una voce telefonica che parla con la moglie del protagonista.

Molto più interessante poi il momento in cui inizia una breve lezione di cinema per spiegare quali siano le origini del suo metodo e come decida cosa inquadrare e quando: “E Venne Il Giorno è un film pauroso ma tutto fatto alla luce del giorno, dunque per creare suspense prendo molte trovate dal cinema vecchio stie anche esteticamente, in più poi sono molto a mio agio con la roba hitchcockiana o anche l’estetica pulita e minimalista giapponese di Kurosawa e poi su tutti le inquadrature composte come Kubrick che mi ispirano così tanto che mi sono dovuto davvero trattenere dal non rifare le sequenze identiche con obiettivo ampio e i suoi movimenti o posizioni dei personaggi.
In questo film l’inquadratura e la posizione della camera è sempre riferita all’emozione e ci trasmette come una nota musicale, dunque inquadrando una folla e mettendo il soggetto al centro si percepisce come un bilanciamento innaturale e imperfetto che ti fa sentire un po’ a disagio osservandola, come se qualche stesse per accadere e ogni movimento a destra o a sinistra dà un sollievo. Se invece vado in giù con la camera c’è un sentimento di intimidazione in chi osserva e se invece tengo tutto paritario a chi guarda c’è senso di parità, infine se alzo l’inquadratura di 10 cm si percepisce un senso di definizione, cioè chi guarda vuole trovare una definizione e levarsi subito appena l’ha trovata.
Per questo in molte scene chiedevo all’operatore di alzare di 10 cm la cinepresa quando Mark stava in una scena nella quale non si sentiva a suo agio
“.

Più riservato invece Mark Wahlberg ma quando è interpellato molto divertito ironizza sulla sua scelta “Avevi fatto film con i miei amici e anche con mio fratello, mancavo solo io” e sostiene che Shyamalan lo prenda continuamente in giro dicendo che solo lui non gli fa fare ruoli da uomo d’azione.
Ad ogni modo sostiene di non essere un pauroso “Sono molto credente ma avendo bambini piccoli le paranoie ti vengono in un attimo. Però non ho molta paura dell’ignoto e dello sconosciuto mi godo la vita più che posso“. Ma una cosa alla fine la confessa: “L’unica mia paura è di diventare Burt Reynolds“.

Infine i due ospiti si lanciano in un racconto riguardante la paura frutto di un’esperienza avuta sul set mentre giravano una scena all’aria aperta in una desolata località nella campagna americana.
Comincia il regista: “Più camminavamo più ci addentravamo con la troupe nella campagna. Alla fine siamo arrivati in quella casa dove [racconta cosa avviene nel film in quel luogo], ed era abitata da un uomo che non usciva mai e a tutti i costi voleva incontrare il responsabile della faccenda. Era uno che ma non aveva mai visto un film in vita sua, un vecchio che mi guardava completamente incredulo e alla fine mi chiese anche: “Sei tu che prende i soldi da questa cosa?”.
Dopo due ore che eravamo lì a filmare avevano anche eretto nel campo una croce gigantesca, era davvero spaventato da ciò che ci vedeva fare e con la famiglia aveva creato una croce in pochissimo tempo e pregavano non so cosa
“.
A questo punto interviene Wahlberg: “Pregavano che te ne andassi! Ci avevano accusato di diavoleria ma gli ho detto che andavo in chiesa ogni domenica e ci hanno fatto i biscotti“.
Riprende il regista: “Quando siamo entrati in casa ho visto che la lampada era ricoperta con la pelle essiccata del gatto morto. Se avevano paura in quella situazione abbiamo immaginato in una di crisi con gente che fa pressione e urla…“.

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