Nonostante continui a pensare che la quint’essenza di Indiana Jones sia l’incipit di I Predatori Dell’Arca Perduta, devo ammettere che il mio Indiana Jones è il terzo capitolo. Era il 1989 ed era una delle prime volte che andavo al cinema senza i miei genitori (il che vuol dire che in sala ero con altre persone che mi avevano accompagnato con cui non avevo grande confidenza, dunque ero solo con lo schermo).
Se Indiana Jones è la penna modernamente nostalgica di Lucas + il cinema puro e tecnico di Spielberg + il carisma e la sfacciataggine di Harrison Ford, allora la sua vera essenza è proprio l’incipit di I Predatori Dell’Arca Perduta non c’è niente da fare. Quell’excursus sui titoli di testa in un tempio oscuro con dinamiche anni ’30 da servo sciocco e padrone capace, il continuo nascondere con un’abilità rara il volto del protagonista ma dando continui indizi (dal cappello alla frusta alla giacca che allora non erano nemmeno elementi distintivi), lo svelamento perfetto di Harrison Ford (all’epoca identificabile con Han Solo e Deckard) bello e beffardo e infine l’ironica chiusa con la fuga dagli indios con tanto di salita in corsa a bordo dell’idrovolante. Ecco Indiana Jones.
Ma io l’unico che ho visto in sala è Indiana Jones e L’Ultima Crociata, era il cinema Metropolitan di Roma (ancora non multisala dunque gremito fino all’inverosimile con tanto di coda chilometrica all’entrata), io avevo 8 anni e ricordo una confusione pazzesca (e dire che andavo abitualmente alle proiezioni pomeridiane dei film Disney che non dovevano essere da meno quanto a caos).
Certo pure lì c’è un incipit niente male del quale mi colpì (ed è divertente che è la cosa che continua a colpirmi più di tutte anche oggi, a 20 anni e 2.300 film di distanza) la fenomenale transizione con la quale si passa dal giovane Indiana all’adulto Indiana, da River Phoenix a Harrison Ford. Un salto di decenni che non solo è fatto con un unico fluido movimento (anche se frutto di montaggio, il che pensandoci oggi rende il tutto ancora più incredibile), ma ha anche la virtù (ironica come sempre) di proporre Ford subito secondo l’iconografia classica dell’eroe (sorridente e beffardo) ma poi di demolirlo con un pugno in pieno volto (cosa che ha anche l’utilità di operare il passaggio logico del salto nel tempo e gettarci subito nell’azione, ma stiamo parlando di Spielberg…).
Inutile dire che delle tante aspettative sul quarto film della saga quella per me più forte è dunque relativa all’entrata in scena del personaggio, sempre fondamentale nei film della saga (anche se in Il Tempio Maledetto è meno potente che negli altri). Già ho visto un po’ di immagini dal trailer che potrebbero essere l’entrata in scena (ombra sulla macchina e cappello che rotola) ma non è sicuro poi dove come e quando sarà, certo è che la comparsa sullo schermo di Ford in abito da Indiana è chiaramente un momento topico, lo sappiamo tutti e lo sanno Spielberg e Lucas. E mi aspetto un lavoro fatto per bene.