Lego Indiana Jones è solo l’ultimo titolo della lunga lista di videogiochi dedicati all’archeologo più famoso del mondo, senza contare le influenze indirette che Indiana Jones ha avuto nell’immaginifico videoludico (Tomb Raider ed Uncharted solo per citare i famosi e recenti). Il primo Indy game risale alla preistoria dei videogiochi, il 1982, quando su Atari 2600 arriva Raiders of The Lost Ark. Grafica stilizzata, gameplay basico e la particolarità di dover utilizzare due joystick (avendo un solo tasto, un pulsante di un controller serviva per picchiare i nemici, l’altro per raccogliere oggetti), il titolo fu un totale fallimento, quasi al pari del tie-in di ET, risalente a quello stesso periodo.
Passano solo 2 anni e su Commodore 64 arriva Lost Kingdom, altro titolo deficitario sotto ogni punto di vista (una sorta di avventura grafica a schermate fisse) ma che per Mindscape (la software house di questa produzione a 8 bit) fu fonte di alti profitti grazie a delle discrete vendite. Sempre lo stesso publisher torna all’attacco nel 1987, con addirittura due “Indy’s Videogames”. Il primo, Temple of Doom era una sorta di action multipiattaforma (8 e 16 bit) che ricostruiva le scene più topiche della pellicole mentre Revenge of the Ancients era uno spin off di fattura accetabile destinato solo al mitico Commodore Amiga e ai PC.
Ma il primo grande gioco dedicato a Indy risale al 1989 quando è la stessa Lucasarts a produrre un’avventura grafica in stile Monkey Island che conquista i videogiocatori di tutto il mondo: Last Crusade viene ancora ricordata dagli appassionati del punta e clicca come uno dei migliori (e più difficili) rappresentanti del genere di appartenenza. Una vera chicca che ancora oggi, nonostante l’appeal grafico piuttosto basso per i tempi attuali, sarebbe da riscoprire!
Lucasarts fa il bis 3 anni dopo con Fate of Atlantis, probabimente il migliore videogioco dedicato ad Indiana Jones: simile a Last Crusade, il titolo propone però una maggiore libertà d’azione ed una realizzazione grafica più convincente oltre ad essere supportato da una trama veramente notevole.
Nel 1994, l’archeologo fa il suo debutto su di una console nipponica (grazie a JVC che per un breve periodo è stata anche una software house videoludica…), il Super Nintendo per la precisione: Greatest Adventures è un “greatest hits” della trilogia filmica ovviamente ricostruite all’interno di un videogioco che non si spostava troppo da canoni dell’action-platform bidimensionale, attestandosi su livelli qualitativi discreti. Ultimo titolo dello scorso millenio ed approdato su PC e Nintendo 64, arriva nel 1999. Con Infernal Machine Lucasarts realizza un altro ottimo titolo con uno stile grafico molto cartoon e di grande impatto. Il titolo si muove sulle coordinate dell’action adventure e propone anche in questo caso una buonissima trama.
L’unica apparizione su console a 128 bit (XBOX e Playstation 2 oltre a PC e Mac) di Indy arriva nel 2003, con Emperor’s Tomb, discreto action-adventure che ha dalla sua anche il fatto di essere una sorta di prequel di Temple of Doom, allargando così l’universo immaginifico di Mister Jones. Infine c’è un velo di mistero sull’annunciato nuovo videogame di Indiana Jones previsto in uscita su XBOX360 e Playstation. Il titolo, sempre di Lucasarts, inizialmente doveva uscire in contemporanea con il film ma, visitando anche il sito ufficiale, scopriamo che ancora non esiste una release date definitiva ed in generale, non abbondano certo le info a riguardo. Dalle poche immagini, la realizzazione grafica non sembra affatto malvagia anche grazie al nuovo motore 3D chiamato Euphoria di cui Lucasarts tesse incridibilmente le lodi. Staremo a vedere: per intanto ci consoleremo con i mattoncini danesi di Lego Indiana Jones