Regia: Darren Lynn Bousman
Cast: Tobin Bell, Scott Patterson, Betsy Russell, Costas Mandylor, Lyriq Bent, Justin Louis, Athena Karkanis, Simon Reynolds, Mike Realba
Durata: 94 minuti
Anno: 2007
Si dice in giro, o meglio, i produttori della serie Saw stanno mettendo in giro la voce che la serie dell’omicida enigmista sia l’erede naturale del cinema dell’orrore seriale degli anni ’70-’80. Si potrebbe discutere molto su questo, ma è fuor di dubbio come Saw si sia saputo conquistare un pubblico con i primi due episodi (specialmente il primo) e non si stanchi di sfruttare il meccanismo con i seguenti.
Senza fare spoilering si può tranquillamente dire che Saw IV continua l’opera di rilettura dei capitoli precedenti e completamento di quei buchi che non sapevamo ci fossero nelle loro trame. In più il quarto episodio ancor più dichiaratamente che in passato apre a futuri sfruttamenti del brand. Sembra che ormai si sia diffusa la consapevolezza che il meccanismo funziona a prescindere dalla coerenza e della novità possibile (questo sì che ricorda il cinema dell’orrore seriale degli anni ’70-’80).
Il cast tecnico come sempre è praticamente lo stesso, cambiano solo gli sceneggiatori. E si sente. Se infatti i capitoli II e III del film ancora mantenevano una loro decenza, con il terzo in particolare che cercava una dignità nella decostruzione narrativa, questo quarto perde ogni fronzolo e dignità presentando una storia molto allacciata all’episodio precedente (si svolge immediatamente dopo) e molto molto confusa.
Scambiando la confusione per ricchezza espressiva gli sceneggiatori (alle prime armi ma dotati di un buon futuro stando ai progetti in cantiere riportati da imdb) mischiano presente e passato, personaggi vecchi e nuovi senza la minima abilità, gettando nella confusione anche chi come il sottoscritto ha visto da pochissimo gli episodi precedenti. Figurarsi uno spettatore comune.
Difficile godere del poco di cui c’è da godere per chi non abbia visto gli altri film dunque e soprattutto impossibile seguire i deliri del protagonista, sempre più frasi fatte e sempre meno visione morale della vita. E, cosa ancora più grave, si va in deroga ad una legge ferrea dei film di suspense con al centro figure onnipotenti: si mostra il lavoro che c’è dietro le trappole dell’Enigmista, svelandone trucchi e metodi e, di fatto, rendendo umano (e quindi fallibile) ciò che prima sfiorava il soprannaturale.
Come posso avere vero terrore dell’Enigmista se scopro i suoi trucchi? Se conosco le sue strategie e posso quindi pensare dove e come possano fallire?