Onora Il Padre E La Madre, recensione in anteprima

Pubblicato il 07 marzo 2008 di Gabriele Niola

E’ sempre spiacevole parlare di un film mettendolo in relazione con altri per spiegare il suo modo di procedere, come se un regista dovesse sempre e per forza rifarsi a qualcun altro. Però Onora Il Padre E La Madre (in originale Before The Devil Knows You’re Dead), almeno per la prima parte, non può non ricordare Rapina A Mano Armata.

C’è un colpo ed è raccontato per tre volte cambiando sempre la prospettiva che di volta in volta segue uno dei tre protagonisti principali e il modo in cui ha vissuto i 3 giorni che lo hanno preceduto, mostrando elementi nuovi ad ogni rilettura.

Dopo il racconto del colpo però il film continua su questa strada e ricomincia il giro dei personaggi più volte per raccontare anche tutta la parte dopo il colpo (che è anche la più interessante), le conseguenze e soprattutto come l’accaduto cambi tutto, ma proprio tutto nelle vite di tutti. Così alla fine (e fortunatamente) Onora Il Padre E La Madre riesce ad andare oltre Rapina A Mano Armata, non nel senso che è migliore, ma nel senso che supera il legame e trova una strada autonoma.

Noiresco in maniera raffinata e moderna, lontano dal citazionismo e vicino ai personaggi, il film di Lumet conquista con un’abile miscela di cinema americano classico e piccole concessioni autoriali, riuscendo a dare una visione di mondo disperato e cinico che rimane (che poi alla fine è questo che conta).
La costruzione atemporale infatti (lontana anche da quanto faceva Tarantino) diventa infatti un modo di far vivere diversamente le situazioni e svelare elementi della trama in maniera da creare effetti (emozionali o di sorpresa) il più efficaci possibile.

Nonostante non sia mia abitudine questa volta non posso esimermi dal sottolineare la prestazione di Phillip Seymour Hoffman e di Ethan Hawke, che hanno un po’ il film sulle spalle e assolvono alla grande al gravoso compito. Si perchè nonostante la dinamica della messa in scena possa sembrare molto moderna in quanto decostruita in realtà il modo di raccontare è estremamente classico (cosa che non stupisce vedendo chi dirige) e quindi molto fondato sui caratteri.

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