Da un film d’azione ci si aspetta azione e anche quando è incastrato a forza in un contesto storico preciso (qui addirittura esplicitato nel titolo) dovrebbe essere l’azione e il modo in cui i personaggi la vivono il cuore del film. La verosimiglianza storica rimane per forza marginale e sarebbe pretenzioso richiederla (anche se poi farebbe sempre piacere trovarla). Tuttavia esiste un limite.
Girare un film ambientato nel 10.000 a.C. è una scelta precisa e dovrebbe essere motivata da un certo di significato e non solo dalla volontà di trasporre in uno scenario (relativamente) nuovo le medesime dinamiche di sempre. Si intuisce come in secondo piano esista una visione particolare del mondo, in cui l’uomo non è in cima alla catena alimentare ma in mezzo e in cui deve districarsi per sopravvivere alla fame propria e degli animali che lo cacciano, ma è solo un alito flebile da cogliere se ci si impegna parecchio.
Ciò che è più in evidenza è il solito: paternità mancata, integrazione con la società, eroismo solitario, mito della seconda occasione e storie d’amore vero (c’è anche un discorso alla folla come quello del presidente in Independence Day!). Tutto contornato da un atteggiamento superficiale che non si pone nessun problema di coerenza. Uomini più o meno primitivi con il pizzetto scolpito che vanno a cavallo come nel medioevo, si spostano a piedi in pochi giorni per tutta l’Africa settentrionale, sopravvivono al deserto, sono romantici e idealisti come un uomini ottocenteschi (pure i predoni si innamorano come niente!), inseguono il proprio amore fino alle piramidi in costruzione e (ciliegina sulla torta) si instilla anche l’idea che siano state costruite dagli alieni!
Anche i tanto sbandierati effetti speciali, se si esclude la creazione dei Mammuth e di qualche altro animale, sono assolutamente trascurabili e in alcuni casi (vedi i fondali nelle prime scene all’accampamento) palesemente mal riusciti. Ciò che dovrebbe essere funzionale ad un’immersione nel film invece è proprio la cosa che più di tutte tira fuori dalla pellicola.
Oltre a tutto questo manca anche un livello più superficiale di intrattenimento: dei personaggi capaci di avvincere e creare relazioni o esprimere aspirazioni convincenti, che generino almeno un po’ di immedesimazione per le loro disavventure; una trama il cui intreccio regali delle sorprese, spiazzi lo spettatore o mostri delle prospettive inusuali. 10.000 a.C. non fa nulla di tutto ciò ma ricalca tutto quello che è “il solito” guardando ad Apocalypto.
Si perchè in più di un momento si ha l’impressione che l’approccio visivo e molte idee di messa in scena (la scena nella trappola nel terreno nella quale piove, lo scontro con gli animali, la vita nella foresta ecc. ecc.) sia mutuato pari pari dal film di Mel Gibson che però dalla sua aveva una visione veramente radicale dell’uomo.