Western moderno, recensione in anteprima di Non è un Paese per vecchi

Western moderno, recensione in anteprima di Non è un Paese per vecchi

Di Francesco

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Regia: Ethan Coen, Joel Coe
Cast: Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald, Garret Dillahunt, Tess Harper
Durata: 122 minuti
Anno: 2007

Non è un Paese per vecchi è forse il più violento dei film diretti da Ethan e Joel Coe, basato sull’omonimo romanzo del premio Pulitzer Cormac McCarthy. Un libro con molto umorismo, cinismo, dalle tinte dark e sicuramente colmo di una sanguinosa violenza. Elementi chiave che si trovano tutti in egual misura nel racconto cinematografico fatto dai due fratelli registi.

Lo stile narrativo è veloce e asciutto, crudo e implacabile come una premonizione: ci sono alcune cose cui si è predestinati, il fato è una linea tracciata e non importa quel che si farà per combatterlo, la macchina è stata messa in moto e proseguirà la sua corsa fino ad esaurire tutto il carburante.

Al confine tra Texas e Messico, il reduce dal Vietnam Llewelyn Moss (Josh Brolin) sta cacciando delle antilopi e si imbatte in uno scenario spettrale: nella pianurache si estende sotto ai suoi occhi c’è quello che resta di un resoconto di narcotrafficanti andato a male. I corpi di uomini e cani disarticolati e privi di vita, ognuno freddato nell’assurda postura di una morte violenta a seguito di un conflitto a fuoco per uno scambio denaro/droga che non è andato a buon fine. Trovato il denaro lo prenderà solo per offrire alla sua compagna di vita qualcosa di diverso, un’esistenza più normale e tranquilla.

Sulle loro tracce si metterà però lo spietato Anton Chigurh (Javier Bardem), un killer psicopatico sospinto dalla sua personalissima filosofia della giustizia e munito di un’arma micidiale. Chiunque si metta ccidentalmente sulla sua strada si trasforma presto in una vittima, solo per averlo “infastidito” a meno che non riesca a superare la “prova del testo o croce”.

Il terzo ed ultimo anello di questo classico dell’inseguimento è lo sceriffo Bell (Tommy Lee Jones), custode di antichi valori e figlio della propria terra, con l’innato senso della legge, messo a dura prova dall’avvento dell anuova criminalità.

La pellicola è pervasa a 360° dal sapore del west, lo si respira attraverso quel senso di pacatezza dettato dalla quiete delle singole azioni compiute dai vari personaggi, seppur nel più caotico e frenetico dei momenti. Si avverte quasi l’odore del cuoio e la rudezza dei tessuti indossati dagli attori, ogni cosa è studiata nel minimo particolare e nulla è lasciato al caso.

Non è solo la bravura del trio Brolim /Bardem/Jones ad infondere spessore al film, ai quali va comunque il merito di aver saputo caratterizzare il personaggio loro affidato in un modo viscerale, quello che colpisce è l’uso della fotografia. Panoramiche, campi larghi, piani americani. La telecamera è l’occhio concesso al pubblico per guardare uno spaccato di vita reale. Non vi è critica né si avverte il giudizio onnipotente di chi sa. Vengono offerti tutti gli strumenti per poter analizzare il tutto nel più asettico dei modi, così da trarre le proprie considerazioni.

E riprendere il cammino, da dove lo si era interrotto!

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