Il treno per Darjeeling: recensione in anteprima.

Il treno per Darjeeling: recensione in anteprima.

Di Roberto

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Il treno per Darjeeling (The Darjeeling Limited, Usa 2007, col, 91’) Wes Andeson. Con Owen Wilson, Jason Schwartzman, Adrien Brody, Anjelica Huston, Amara Karan, Camilla Rutherford, Irfan Khan.

A un anno di distanza dal funerale del padre, e in cerca di redenzione spirituale dopo un incidente quasi mortale, Francis Whitman (Wilson) convince i fratelli minori Peter (Brody) e Jack (Schwartzman), con cui non parla da allora e in crisi esistenziale quanto lui, a seguirlo in un viaggio in India, a bordo del coloratissimo treno The Darjeeling Limited, alla ricerca della madre (Huston), divenuta ora sorella missionaria in uno sperduto convento nella regione dello Jodhpur. Ritroveranno sé stessi e il legame che li univa un tempo.

Dopo il tonfo di Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Anderson (sceneggiatore insieme a Roman Coppola e a Schwartzman) non rinuncia ai temi del viaggio e della famiglia disfunzionale in cerca di seconde chance: se da una parte si sbarazza con sempre maggiore preoccupazione della complessità umana dei suoi personaggi, qui più che mai disegni animati senza evoluzione, dall’altra continua a stupire con una sincerità di sguardo e una grazia che non sono ancora state amate come si meritano. Tornato alla freschezza produttiva degli esordi, nonostante il budget Fox Searchlight e l’abituale acribia compositiva, questo Salinger del cinema dimostra di sapersi rinnovare rimanendo sé stesso (la storia, in fondo, non è altro che l’ennesima rilettura, da parte dell’autore, del romanzo per bambini From the Mixed-up Files of Mrs. Basil E. Frankweiler di E.L. Konigsburg): la folgorante prima ora di plastici interni treno è «sabotata» da sprazzi di esterni realistici che fanno da sfuggente pendant alle anime irrisolte dei tre fratelli, bambini viziati sulla via della maturità, come dimostrano la dimensione nota della morte e quella, più sorprendente, del sesso. Vegliata dai numi di Graham Greene e di Rudyard Kipling, l’ironia frustra-battute tipica dell’universo Anderson indovina inaspettati comici in questo ideale prosieguo tematico de I Tenenbaum. In colonna sonora, trovano spazio i Kinks di Lola vs. Powerman, Rolling Stones, Peter Sarstedt e temi musicali tratti da alcuni film di Satyajit Ray. Cammei, più sfiziosi che utili, di Bill Murray, Natalie Portman, Kumar Pallana. A Venezia, in concorso, è stato presentato insieme al cortometraggio Hotel Chevalier, tredici minuti scritti e diretti da Anderson (con la stessa troupe del lungometraggio) per narrare la fine di un amore parigino (Portman) del personaggio di Jack e fare da prologo al film vero e proprio: forse, insieme allo spot commerciale diretto per American Express, il lavoro più teorico e riuscito del cineasta.

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