Esce domani nelle sale il terzo capitolo della saga di Resident Evil. Dopo essere sfuggita al complesso sotterraneo della malvagia Umbrella, multinazionale ‘al solo scopo di lucro’ che imperversa su tutti i mercati, dal cosmetico alla guerra batteriologica, dopo aver evitato la nuclearizzazione della città nella quale il virus T (l’agente che tramuta in zombie gli esseri contagiati) si era diffuso, Alice (Milla Jovovich) si ritrova…
… in un mondo completamente contaminato dove i pochi superstiti del genere umano lottano per la sopravvivenza.
Nato come spin-off del titolo per console e computer omonimo, il film sin dalla prima versione cinematografica si discostò dalla trama originaria, abbandonando tutti quegli elementi che avevano dato vita ad una delle più complesse storie del mondo dei videogiochi.
(Da Resident Evil 4 versione PC)
Una storia che si costruiva lentamente, quasi esclusivamente tramite riflessioni e collegamenti tra vari indizi che si potevano trovare disseminati tra gli ambienti di gioco.
Un’atmosfera agghiacciante (ricordo ancora con piacere un intero gruppo di amici, al quale avevo mostrato il gioco, saltare all’unisono sulle sedie alla prima apparizione dei temibili cani infettati), personaggi primari e co-primari che di capitolo in capitolo si avvicendavano per mostrarci da vari punti di vista l’evolversi della vicenda.
(Da Resident Evil 4 versione PC)
Pur apprezzando la volontà di sviluppare una trama originale e il meraviglioso personaggio interpretato da Milla Jovovich (forse avrà poco spessore, ma rimane pur sempre accattivante e deliziosamente spietata nella sua battaglia contro le orde di non-morti) trarre qualche lezione di sviluppo della vicenda dal gioco non avrebbe guastato. Troppe volte la storia sembra spingersi avanti per l’unico motivo di arrivare alla fine, troppe volte qualcuno sul set deve raccontarci per filo e per segno come vanno le cose senza lasciare spazio alle personali interpretazioni, e infine troppe volte idee molto interessanti vengono abbandonate per correre alla scena successiva.
La sola ambientazione di Las Vegas post-olocausto, ripresa anche nel trailer, avrebbe meritato molto più spazio, ridotta purtroppo a pochi minuti di film e utilizzata esclusivamente per un’immensa carneficina di zombie (poveri…e sono pure troppo pochi a mio avviso…uno zombie-movie che si rispetti deve traboccare di non morti!).
Quello che rimane è un buon film d’azione, con un sacco di buone idee poco approfondite, un’abbondante dose di violenza (troppa? chissa, ma quando vado a vedere questo genere di film non mi aspetto di vederne poca…) ed essenzialmente Milla/Alice ben armata che si muove in un ambiente apocalittico – e a me questo basta 😉 – ma per scoprire i veri segreti che si celano dietro il virus T e la Umbrella Corp. bisogna per forza giocare.