Dal vincitore della Palma d’Oro a Cannes mi aspettavo un drammatico film-denuncia, invece ecco un thriller basato sul verismo.
4 mesi, 3 settimane e 2 giorni: il tempo di gestazione di una delle ragazze protagoniste. 4 minuti: il tempo che impiegherò io per massacrare il film.
Premettendo che questo è il terzo film che ho visto nella prima giornata della Rassegna, e che nel frattempo ne ho già visti altri due, posso dire che non se ne può più di vedere pellicole nelle quali viene mostrato un ritaglio di vita in una finta presa diretta con finale aperto a libera interpretazione. Dov’è finita la trama? E il montaggio? Mi sta venendo voglia di andare a vedere un film di supereroi, almeno finalmente ritroverò dei punti di riferimento: inizio, svolgimento, fine – scolastico ma efficace.
Per quanto mi riguarda, se questo è il meglio di Cannes siamo messi male.
Mi ha fatto la stessa impressione di quando ho visto La Mala Educacion, se non fosse che il film di Almodovar è di alto livello. Ovvero: ce lo avevano spacciato per film-denuncia sulla realtà dei preti pedofili, e alla fine era un noir.
Il film racconta questa storia di aborto con ricatto, squallore, miseria, terrore. Eppure diversi elementi della trama spostano la concentrazione: Otilia aiuta l’amica Gabita ad organizzare l’aborto, ma tutto sfuggirà dal loro controllo quando tra un disguido e l’altro il medico-macellaio pretenderà di essere pagato in natura da entrambe le ragazze.
La vera protagonista è Otilia, ragazza pratica e leale che cerca di tenere le redini della situazione. Aiuta l’amica, cede al ricatto sessuale, cerca di continuare a far fronte ai propri impegni presi col fidanzato, si disfa del feto abortito da Gabita.
Eppure ci sono troppe stonature, prima tra tutte la tanto citata inquadratura del feto, che rimane in primo piano per un tempo infinitamente fastidioso. Superfluo, gratuitoe paternale, visto che il film non solleva problematiche etiche.
Il rapporto tra le due amiche non è ben approfondito, e in alcuni casi sembra addirittura stridente, con Otilia che rinfaccia a Gabita la pesantezza della situazione.
Il balordo, l’uomo che pratica l’aborto clandestino, è poco credibile: ricatta le ragazze a causa del rischio che gli fanno correre (omicidio, vent’anni di galera…), non vuole essere pagato normalmente, non vuole soldi, pretende di più. Due scopate. E dimentica la carta d’identità in albergo. Un genio.
E poi i dialoghi: lunghi e superflui, che servono certo ad aumentare il senso di alienazione, ma fino all’eccesso. Gli indizi, disseminati per creare suspance, quando credi che forse succederà questo o quell’altro, invece niente.
La fotografia è fredda, squallida negli interni, le inquadrature sempre tagliate. Gli esterni sono invece bui e ansiogeni, nerissimi con qualche lampi di luce al neon, e manco a dirlo ripresi con camera a spalla. Qui si scatena il lato thriller, nel quale Otilia si aggira nello squallore dello scenario desolato e pericoloso, con un piccolo cadavere in borsa.
No, è un film senza sentimento, non c’è cuore in queste dinamiche, le ragazze non sembrano provare nulla se non fastidio verso quello che stanno facendo e lo squallore sembra una realtà legittimata, che nemmeno indigna.
Violenza, omicidio e occultazione di cadavere, niente di più. Un thriller mascherato e condito di verismo.
4 luni, 3 saptamini si 2 zile (4 Months, 3 Weeks and 2 Days)
Romania, 2007, 113 min
Regia: Cristian Mungiu
Cast: Anamaria Marinca, Laura Vasiliu, Luminita Gheorghiu, Adrian Carauleanu, Vlad Ivanov, Alex Potocean
Il sito ufficiale
La scheda di Cineuropa
Una clip tratta dal film, in lungua originale con sottotitoli in inglese: