Tempi duri per i fan di Star Trek. In realtà dovremmo (si, mi ci metto anche io) essere ben contenti che la Paramount, dopo i deludenti risultati di Nemesi, abbia deciso di ridare vita alla serie affidando a J.J. Abrams la realizzazione di un nuovo capitolo cinematografico, ma certe notizie non fanno certo la felicità dei Trekkers più irriducibili.
Già l’ipotesi di Matt Damon nei panni del un giovane capitano Kirk non è delle più entusiasmanti. Poi l’idea di un cameo di Tom Cruise che è “molto amico” del regista. Ieri la notizia di un improbabile Daniel Craig vulcaniano? Cos’altro?
Come dovremmo interpretare questa intervista di Abrams in cui dichiara che la storia (esiste già una prima bozza della sceneggiatura) potrà tranquillamente essere vista dai non-Trekkers, dando comunque molte soddisfazioni ai fan più accaniti?
Una cosa è certa ed è indubbiamente positiva, Star Trek XI deve essere un “reboot” totale della serie. Perché solo un rinnovato successo commerciale può assicurare lunga vita e prosperità a Star Trek e per farlo è necessario buttarsi alle spalle il passato e ripartire in modo nuovo. Una ripartenza analoga a quella di Batman, un restyling del genere che tanta fortuna ha portato, pensando alle auto, alla Mini e che oggi prova a replicare la Fiat con la sua 500.
Si tratta di operazioni in cui il glorioso passato non viene cestinato, come fece la Fiat con il primo restyling della sua 500, ma rivisitato in una chiave che in piena coerenza con i valori che hanno fatto grande una marca ne propone una versione che è semplicemente attuale.
Se, finendola con la metafora automobilistica, Abrams sarà in grado di fare questo a Star Trek allora sono pronto a vedere anche Matt Damon (che è durissima) nei panni del giovane Kirk e Craig in quelli di Spock che muovono i primi passi della loro carriera dopo aver lasciato l’Accademia.