Sono un’appassionata di Horror e questo non è certo stato il mio primo incontro con Letherface, l’inquietante assassino specializzato in inseguimenti con la motosega.
Quando il pubblico ama e si appassiona ad una storia capita spesso che ne vengano proposti sequel, prequel e remake.
Il film in questione – Non aprite quella porta: L’inizio, per la regia di Jonathan Liebesman e prodotto tra gli altri da Tobe Hooper e Michael Bay – è un prequel del remake.
Il prequel nasce principalmente quando una storia non è stata raccontata fino in fondo o quando la richiesta del pubblico si fa tanto pressante da decidere di fare un passo indietro per mostrare i perchè.
Così in questo film viene mostrata la nascita di Letherface e le dinamiche della malatissima famiglia Hewitt; la trama è intessuta su due coppie: due fratelli devono partire per la guerra in Vietnam, ma uno dei due vorrebbe scappare in Messico con la fidanzata. Mentre le due coppie viaggiano a bordo della loro automobile hanno un incidente e finiscono tra le grinfie della diabolica famiglia.
Il fattore più interessante del film non è il film di per sè.
All’anteprima di ieri sera abbiamo assistito a una moria sullo schermo e parallelamente ad un fuggi-fuggi di spettatori in preda a cali di pressione, svenimenti e nausea.
Da appassionata di Horror molto probabilmente leggendo queste parole mi sentirei subito incuriosita, esattamente come è successo per altri film sul genere come Hostel, The Saw, Cabin Fever etc.
Il mio parere – e sottolineo – un parere da appassionata, da persona che non si lascia facilmente impressionare, è che questo film sia atroce.
Più volte ho sentito il desiderio di fuggire dalla sala, ho sentito la nausea salire, ho guardato altrove e osservato gli altri spettatori lamentarsi e coprirsi occhi e orecchie.
La trama di The Texas Chainsaw Massacre non è mai stata facilmente digeribile, ma riesco facilmente a riguardare l’originale di Tobe Hooper.
Questo film invece non voglio neppure ricordarlo.
Le sequenze di pura violenza, la mattanza proiettata sullo schermo, la sensazione fastidiosa e claustrofobica non sono bilanciate con una trama ben costruita e c’è una forte carenza di grottesco e ironico: caratteristiche utili nel genere per alleggerire i toni.
Se devo essere sincera, avrei preferito continuare a domandarmi perché Letherface è Letherface piuttosto che torturarmi con questa visione.
Il film segue il remake del 2003 di Marcus Nispel, sempre prodotto da Bay e Hopper. Jonathan Liebesman aveva già dato modo di farsi conoscere con un altro horror intitolato Al calare delle tenebre.
Tra gli attori degni di nota abbiamo R. Lee Ermey (Hoyt), già visto nel remake del 2003 e in film cult come Apocalypse Now e Full Metal Jacket.
Andrew Bryniarski (Letherface) aveva già interpretato lo stesso ruolo nel remake diretto da Nispel.
Nelle sale da domani.