Uscirà questo venerdì Nativity di Catherine Hardwicke, con Keisha Castle-Hughes, Oscar Isaac, Hiam Abbass e Shaun Toub. La storia è molto semplice e c’è anche poco da romanzarci sopra, fortunatamente!
A Nazareth Maria (Keisha Castle-Hughes) viene promessa in sposa a Giuseppe (Oscar Isaac), ma come può “sposare un uomo che non conosce, un uomo che non ama?”
Nei pressi di un uliveto, a raccogliere i suoi pensieri e riprendersi dalla fatica del lavoro, a Maria appare un angelo, Gabriele, che le annuncia sarà la madre del Figlio di Dio.
Non starò qui a raccontarvi qualcosa che dovreste conoscere già per conto vostro, della visita ad Elisabetta, del ritorno a casa e del viaggio fino a Betlemme, di Erode e della sua follia, per concludere con la nascita di Gesù.
Posso dire però che la Harwicke ha fatto a mio avviso un buon lavoro, permeando la pellicola di un senso di pace e quiete, così come dovrebbe essere l’atmosfera natalizia, quella vera, quella che non si cura dei regali e del commercio che vi gravita attorno.
Di passaggio per Gerusalemme, la città Santa, come non condividere il pensiero di Giuseppe e Maria all’interno del Tempio, dove nella casa del Signore vi è ogni sorta di mercato e la confusione regna sovrana? Lo stesso Gesù, sappiamo tramite i vangeli, si infurierà per motivi analoghi e lo stesso pensiero mi ha attraversato la mente in un recente viaggio a Parigi, dove nelle varie cattedrali ho assistito ad una forte commercializzazione delle candele votive e di altra oggettistica.
Nativity va ben oltre il messaggio in sé dell’annunciazione e della nascita del Figlio di Dio, è un percorso interiore di quello che può aver provato una giovane donna come Maria, costretta dalla legge e dalla propria famiglia a sposare un uomo quasi sconosciuto per lui, strappata ad una sorta di spensierata adolescenza e catapultata in un mondo molto più grande di lei.
La fede e la devozione che Maria riporrà nel Signore nell’accettare che “sia fatta la Sua volontà”; è anche una storia d’amore, dolce, senza romanticismo smielato, naturale, spontanea. Un difficile viaggio farà conoscere meglio Maria e Giuseppe, che riuscirà a sopportare la nascita di un figlio che non gli appartiene, che lo scredita agli occhi della gente, degli amici, dei parenti.
Nativity è sicuramente un film diverso, insolito, che va contro la tendenza delle varie pellicole che fioriscono nel periodo natalizio. Non c’è comicità, non c’è azione, non ci sono grandi nomi e grandi firme, non c’è nulla di pomposo, di volgare, di eccessivo ed è bello così: “il Re dei Re è nato nel più umile dei posti!”