purtroppo dopo platoon non c’è più nulla da dire sulla guerra, in senso assoluto. nulla può più sconvolgerci, dopo quel capolavoro che oliver stone incise a fuoco sulla coscienza occidentale, come solo il cinema sa fare. nulla dopo platoon dunque. ma le guerre continuano! e cambiano! l’informazione globale ci ha ormai abituati al bombardamento di notizie guerraiole (quasi sempre a dire il vero embedded, dunque propagandistiche: ma un film sulla guerra tra l’iraq finanziato dagli usa e l’iran finanziato dall’urss gli americani quando lo fanno?). SAM MENDES è artigiano sopraffino, le sue provocazioni hanno la leggerezza insidiosa di chi non vuole distruggere, ma seminare dubbi. così jarhead non è sconvolgente per la barbarie guerraiola, nè per l’alienazione animalesca che l’indottrinamento militaresco USA infligge ai rifiuti della societa’ americana che finiscono a fare i marine. jarhead è un film sulla guerra, senza la guerra, come qualcuno ha scritto, perché le nuove guerre contemporanee sono piccole e tecnologiche, veloci e inafferrabili. mendes vola altissimo e lo capisci solamente dopo 24 ore che hai visto il film. jarhead scrive una nuova pagina dell’estetica hollywoodiana sulle guerre contemporanee. vuote di qualunque motivazione, vuote di qualunque ideale e/o ideologia. le nostre guerre sono le nuove guerre che lasciano i poveri marine assetati di sangue a vomitare sabbia asciutta senza aver sparato un colpo. con gli orizzonti bruciati dalla luce del deserto. le dune che a ripetizione moltiplicano quel senso di non senso. il deserto che pian piano entra dentro le anime e le prosciuga, le lascia orfane di se stesse, fino al delirio del ‘voglio uccidere qualcuno’. e poi quel pulviscolo petrolifero che si innalza al cielo dai pozzi in fiamme, ascende ad una purificazione fasulla, per poi piombare come pioggia nera e manto oleoso sui corpi e sulla sabbia. e quella fotografia davvero superba fissa le immagini del petrolio che tutto avvolge, tutto spiega, tutto travolge, lasciandoci terribilmente vuoti, terribilmente in colpa.