Con toni da epopea e tessendo un gustoso parallelo con i grandi fatti storici dell’Italia degli anni 70 e 80 il regista Michele Placido porta su pellicola (una bella pellicola, tagliata da una bella fotografia) una sorta di Peggio Giovent?? malinconicamente cattiva e irrimediabilmente condannata dal proprio destino malvagio. Su una banda di scapestrati ignoranti che ruota intorno a capetti tra loro amici, piomba violenta una sindrome distruttiva, che si trasforma man mano in cupidigia, brama di potere, fino ad un epilogo da iene in guerra tra loro. Una storia raccontata bene. O meglio: una storia raccontata con la bravura di chi sa dettare il ritmo. Una storia grande, ampia, corale, che in periferia forse si sfilaccia. Bello il senso di impotenza che i protagonisti criminali di questo romanzo sentono addosso davanti agli uomini oscuri dello Stato. Emozionante la passione che Placido ci mette nel narrare uno squarcio di punto di vista insolito della storia italiana: quello di chi ha sbagliato e sbagliando ?