The Flash – La recensione di The Runaway Dinosaur, diretto da Kevin Smith

The Flash – La recensione di The Runaway Dinosaur, diretto da Kevin Smith

Di Lorenzo Pedrazzi

The Runaway Dinosaur, ventunesimo episodio della seconda stagione di The Flash, ospita Kevin Smith come regista d’eccezione, che ci regala una puntata memorabile…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Wells (Tom Cavanagh), Henry (John Wesley Shipp), Joe (Jesse L. Martin), Iris (Candice Patton) e Cisco (Carlos Valdes) sono increduli di fronte alla scomparsa di Barry (Grant Gustin), ma devono occuparsi di Jesse (Violett Beane) e Wally (Keiynan Lonsdale), svenuti dopo che la materia oscura li ha travolti come un’onda. Wally si riprende subito, mentre Jesse resta priva di sensi, e Henry deve trovare la forza per concentrarsi e curarla, nonostante sia disperato per suo figlio. Cisco, però, tocca un frammento del costume di Flash e vede Barry al centro di un vortice, circondato da fulmini: è vivo, ma si trova all’interno della Speed Force, e Wells deve escogitare un modo per farlo tornare.
Intanto, Barry si risveglia nel letto di casa sua, e al pianterreno trova Joe che esamina il salotto dov’è stata uccisa sua madre Nora (Michelle Harrison). Ma non si tratta del vero Joe, bensì di una manifestazione della Speed Force, la quale gli dice che potrà tornare nel suo mondo solo quando avrà acciuffato una strana ombra che sfreccia all’esterno dell’abitazione.
Wells, nel frattempo, costruisce una macchina che permetterà a Cisco di raggiungere Barry, ma c’è un altro problema da risolvere: l’energia dell’acceleratore di particelle ha riattivato una parte del cervello di Girder (Greg Finley), il cui cadavere si trova nell’obitorio degli S.T.A.R. Labs, e ora il supercriminale metallico si aggira per Central City come un morto vivente. L’istinto lo porta a ripetere le sue azioni passate, quindi Iris si offre come esca per attirarlo di nuovo nel laboratorio, dove però il magnete costruito da Cisco per imprigionarlo non funziona. Iris, Cisco e gli altri si rifugiano nella stanza delle fratture, ma Girder non impiegherà molto a sfondare la porta.
Barry incontra altre manifestazioni della Speed Force nelle sembianze di Iris e Henry, quest’ultimo sulla tomba di Nora, che Barry non ha mai avuto il coraggio di visitare. Cisco ha provato a contattarlo per farlo tornare, ma Barry si è rifiutato: se vuole riavere i suoi poteri, dovrà prima catturare l’ombra. Tornato a casa sua, il ragazzo rivede finalmente sua madre. Anche lei è un’incarnazione della Speed Force, ma nelle sue parole c’è una verità che arriva direttamente da Nora: Barry scopre così che sua madre è orgogliosa di lui, e che deve accettarne la perdita perché non può cambiare le cose. L’universo, dice Nora, continuerà a inviargli tragedie da cui nemmeno Flash potrà sfuggire, ma ciò non significa che non potrà rialzarsi e tornare a correre. I due rileggono insieme The Runaway Dinosaur, il libro che Barry adorava da bambino, e che gli fa capire quanto suo madre lo ami. A quel punto, Barry è pronto: l’ombra lo raggiunge e lui l’afferra, scoprendo che si tratta del suo riflesso. Nuovamente in costume, ha recuperato i suoi poteri. Cisco e Iris riattivano la macchina di Wells e lo raggiungono, Barry afferra la mano di Iris e torna nel suo mondo.
Ma non c’è tempo da perdere, perché Girder incombe: Flash lo affronta e lo spinge verso il magnete di Cisco, che ora funziona grazie all’intervento di Wells, poi gli corre attorno per generare abbastanza energia da attivare la macchina e neutralizzare il nemico. Il piano riesce. Barry si reca da Violett e le prende la mano, risvegliandola grazie all’energia della Speed Force; infine, fa visita alla tomba di sua madre con Iris.
Parallelamente, nella stazione di polizia, Zoom (Teddy Sears) dice a Caitlin (Danielle Panabaker) che dovrà prendere una decisione: se sceglierà di abbandonarlo per tornare dai suoi amici, lui non le mostrerà pietà. Il crudele velocista ha radunato un esercito di supercriminali di Terra-2, e vuole mettere a soqquadro Central City…

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La psicanalisi di Flash
Quando Kevin Smith si offrì di dirigere una puntata di The Flash, lo showrunner Andrew Kreisberg disse di avere un episodio su misura per lui, e non c’è da stupirsi che fosse proprio The Runaway Dinosaur. L’amore del regista per i supereroi in generale (e per questa serie in particolare) gli consente di gestire i vertici emotivi di una puntata cruciale, lanciando Flash nella prossima fase della sua esistenza: una sorta di “seconda genesi”, per così dire.

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Da troppo tempo, infatti, il Velocista Scarlatto si trovava bloccato in una stasi psicologica che gli impediva di maturare, ostacolando quel processo evolutivo (sia umano sia sovrumano) che si era fatto apprezzare nella prima stagione. The Runaway Dinosaur corrisponde invece a una nuova tappa del suo percorso formativo, poiché l’esperienza extradimensionale nella Speed Force è una seduta psicanalitica dove Barry impara finalmente a elaborare il lutto, accettando la morte di sua madre come un fatto inevitabile che nessuno potrà mai cambiare, lui per primo. Lo struggente dialogo con Nora incarna questa presa di coscienza, come un passaggio definitivo all’età adulta: Barry deve capire che il sacrificio è parte integrante della vita stessa, e sacrificare qualcosa del proprio passato (qualcosa di irrecuperabile, perduto per sempre) è l’unico modo per sopravvivere al futuro. Il libro eponimo si pone come il veicolo di tale consapevolezza, l’oggetto totemico che accende una luce nella testa e nel cuore del ragazzo.

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In quel momento Barry può ritrovare se stesso, i suoi poteri e il suo costume, mentre Kevin Smith ci fa sentire tutta l’importanza simbolica di tale scena, inquadrando Flash in una posa eroica e ricca di pathos: d’altra parte, il regista conosce sin troppo bene il valore iconico dei supereroi nell’immaginario collettivo, e dimostra anche di saperlo valorizzare. Smith non impone la sua personalità sull’episodio (l’unica firma è il simpatico cameo di Jason Mewes), ma lavora sulla sostanza del “mito”, nell’unica serie tv contemporanea dove la figura dell’eroe conserva ancora i caratteri della Silver Age.

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La rinascita di Flash passa quindi dal superamento di tutto ciò che aveva lasciato in sospeso: la morte della madre, il senso di colpa per non averla salvata, il lutto da elaborare, l’allontanamento del padre. Mentre accade tutto questo, i segmenti ambientati nel mondo reale mitigano l’atmosfera drammatica, alleggerendo la tensione: la resurrezione grottesca di Girder sembra fatta apposta per il gusto di Kevin Smith, e ovviamente innesca il citazionismo pop di Cisco in materia di horror e morti viventi. Il finale con Zoom e i supercriminali di Terra-2 promette faville per il gran finale della stagione, e chiude uno dei migliori episodi nella storia dello show: la presenza di un regista e di uno sceneggiatore d’eccezione (Zack Stentz, lo stesso di Thor e X-Men: L’inizio) ne ha certamente favorito i pregi, sradicando la serie dalle sue recenti difficoltà.

La citazione:
«Nemmeno Flash può sfuggire alle tragedie che l’universo continuerà a mandarti. Devi accettarlo. E poi potrai davvero correre libero.»

Ho apprezzato:
– L’esperienza extra-dimensionale come se fosse una seduta psicanalitica
– Lo struggente dialogo con la madre che genera una nuova consapevolezza
– Il libro come veicolo di autocoscienza
– La valorizzazione del ruolo iconico dell’eroe
– La grottesca resurrezione di Girder

Non ho apprezzato:
– Nulla di particolare

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