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La sesta stagione di Game of Thrones è ormai lanciatissima, ed il quinto episodio ci mostra molti faccia a faccia che aspettavamo di vedere da molto tempo; nel mentre alcune situazioni vengono totalmente ribaltate, dei nuovi personaggi fanno la loro prima apparizione ed arrivano le prime risposte ad alcuni dei misteri minori della cosmologia dell’intera saga.
THE DOOR
L’episodio si apre con l’atteso incontro fra Baelish e Sansa, scortata dalla ormai fidata Brienne: lady Stark accusa duramente quello che aveva in passato considerato un alleato e decide di non accettare il suo aiuto nella imminente guerra per la riconquista di Grande Inverno. E’ in effetti difficile immaginare che Ditocorto non avesse previsto l’ostilità di Sansa dopo averla abbandonata in mano ai Bolton… Quale sia il suo reale piano è ancora tutto da scoprire.
A Braavos, Arya riceve una seconda opportunità da Jaqen, che le affida l’assassinio di un’attrice di strada: la rappresentazione della compagnia teatrale però tradisce il vero stato d’animo della ragazzina, ancora ben lontana dal divenire Nessuno ed ancora sentimentalmente legata a tutti i suoi familiari.
In una scena ambientata nel passato di Foglia, una degli esponenti della razza dei Figli della Foresta, Bran assiste alla nascita del primo degli Estranei: è la magia dei Figli a trasformare un uomo in uno dei mostri dagli occhi di ghiaccio, da usare come arma proprio contro gli uomini stessi.
Alle Isole di Ferro è arrivato per Yara il momento di reclamare il Trono di Sale: le obiezioni di chi non vorrebbe una donna al comando, soprattutto dopo il ritorno di Theon, vengono messe a tacere da quest’ultimo, che come promesso sostiene la sorella nella sua corsa al potere. Ma l’intervento di Euron Greyjoy, che pure ammette di aver assassinato il fratello Balon, vanifica gli sforzi dei due, che dopo il rito di incoronazione dello zio sono costretti a fuggire dalla loro patria (rubando la consistente flotta di Euron).
Tempo di confronti anche fra Jorah e Daenerys: l’ex cavaliere confessa la propria malattia alla sua regina e decide di andarsene ora che il pericolo è cessato; ma la Madre dei Draghi, impietosita, gli ordina di trovare una cura e poi di tornare da lei.
A Mereen, Varys e Tyrion incontrano una nuova ed inquietante sacerdotessa rossa, che gli offre appoggio sostenendo che Daenerys Targaryen sia la stessa Azor Ahai che Melisandre avrebbe visto prima in Stannis e poi in Jon Snow: pur apparendo per la prima volta, la donna riesce a farci dubitare in toto dell’operato di Melisandre, affermandone la potenziale fallacia.
Mentre il Corvo a Tre Occhi, Foglia e gli altri dormono, Bran decide di provare da solo ad usare i poteri dell’Albero Diga per visitare luoghi lontani nel tempo o nello spazio: la sua vista arriva fino all’esercito di cadaveri degli Estranei, che sembrano vederlo a loro volta. Il Re della Notte riesce addirittura a toccarlo e marchiarlo, facendo sì che le difese fornite dall’Albero vengano meno.
Alla Barriera, Sansa omette in un consiglio di guerra presieduto da Davos di menzionare il suo incontro con Ditocorto, mentre accenna ad una informazione che egli le ha fornito: suo zio, il Pesce Nero, avrebbe riunito un esercito e conquistato Delta delle Acque. Con il suo aiuto e quello delle casate minori del nord, le armate degli Stark potrebbero riuscire a far fronte a quelle dei Bolton.
L’episodio termina ritornando all’Albero Diga, che è stato raggiunto dall’esercito degli Estranei. Meera tenta disperatamente di svegliare Bran, perso in uno dei suoi viaggi insieme al Corvo; in una furiosa battaglia fra la ragazza, il metalupo Estate e i Figli della Foresta contro i morti, il metamorfo riesce ad entrare nella mente di Hodor pur trovandosi in viaggio in un altro tempo. La battaglia prosegue vedendo cadere Estate, Foglia ed anche il Corvo a Tre Occhi, finché nello struggente finale anche il destino di Hodor viene segnato; e mentre il mezzogigante dà la vita per salvare Bran e Meera, la sua controparte nel passato assiste tramite i poteri del giovane Stark alla propria morte, venendone segnato al punto da perdere la sanità mentale.
E rivelandoci, come avevamo già iniziato ad intuire, una sconvolgente verità: i poteri di Bran sono in grado di modificare il passato.
LA GESTIONE DELLA COLPA
Quasi tutti i personaggi in questo episodio si trovano a dover fare i conti con le proprie azioni passate: alcuni ne pagano lo scotto rimettendoci addirittura la vita, altri fanno ricadere le colpe su degli innocenti, altri ancora trovano un momento di riscatto riparando almeno in parte a degli atti posti in essere forse troppo precipitosamente.
Assume quindi brevemente un ruolo di primo piano Foglia, una dei Figli della Foresta che vediamo fin dall’inizio della stagione gironzolare intorno a Bran senza ricoprire apparentemente un vero ruolo nella vicenda. La colpa di Foglia è quella di aver creato gli Estranei, e poi averne perso verosimilmente il controllo determinando la possibile estinzione della razza umana. I Figli, con la loro magia e le loro punte di ossidiana tramandate agli uomini, cercano la redenzione proteggendo Bran, che sembrerebbe celare la chiave per una vittoria che mai come ora ci era sembrata così lontana.
Le colpe di Bran, dal suo canto, hanno radici molto più recenti ma che ironicamente affondano in un passato nel quale non era neppure ancora nato: la curiosità adolescenziale che lo muove porta non solo Estate, il Corvo a Tre Occhi, i Figli della Foresta e infine Hodor alla morte, ma determina anche il principio dei deficit mentali del mezzogigante, che avrebbe vissuto senza il suo intervento una vita normale. Hodor diventa il capro espiatorio di Bran e paga (da decenni!) tutte le conseguenze delle azioni del ragazzo (pur non avendo affatto mai meritato il suo destino) fino alla fine, ed è da notare che tragicamente, mentre blocca la porta consentendo la fuga del ragazzo che segue e protegge fin dagli inizi della vicenda, è la volontà di Bran e non la propria che lo spinge a compiere l’estremo sacrificio.
C’è anche chi, a causa delle proprie azioni scellerate, riceve addirittura un premio: è il caso di Euron Greyjoy, che pur ammettendo l’omicidio del fratello Balon, riesce ad ottenere il Trono di Sale pianificando la conquista di Westeros a fianco di Daenerys, che in effetti ha attualmente un gran bisogno di navi.
Per una volta, anche Ditocorto sembra subire le conseguenze delle proprie colpe: Sansa non è più disposta a lasciarsi monovrare da Baelish, i cui piani sembrano, almeno per ora, naufragare di fronte al rifiuto della ragazza. Ben sappiamo però che l’ex Maestro del Conio è un manipolatore senza eguali, e il suggerimento riguardo Brynden Tully non riesce a non farci pensare a qualcosa di losco.
Una sorta di lieto fine, finalmente, per Jorah: Daenerys, pentendosi di averlo allontanato e sentendosi probabilmente responsabile della sua malattia, lo accoglie di nuovo fra i suoi uomini di fiducia e gli intima di tornare a lei con una cura per il morbo grigio, redimendosi in parte per averlo cacciato non una, ma due volte dalla sua corte.
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CONTRADDITTORIO VOLUTO E INVOLONTARIO
In vari punti l’episodio fornisce delle visioni particolari di situazioni che avevamo già iniziato a subodorare come ambigue. E’ il caso degli abitanti della Casa del Bianco e del Nero: da una parte la fede nel dio dai 1000 volti e il faticoso addestramento dei Nessuno sembrano dipingere un’organizzazione dalle basi fortemente ritualistiche ed organizzate secondo codici comportamentali legati alla credenza divina e ad una moralità, se non positiva, quantomeno fortemente strutturale, mentre dall’altra sembrano sempre più rivelarsi dei semplici assassini prezzolati senza alcun principio morale. E il dubbio verso la fede, questa volta verso una ulteriore versione di Azor Ahai che stavolta avrebbe le fattezze di Daenerys, arriva anche in quel di Mereen, dove una nuova sacerdotessa rossa mette in discussione tutto l’operato di Melisandre aprendoci a nuovi scenari.
Nelle isole di Ferro, l’incoronazione di Euron Greyjoy non è del tutto credibile, fino a scadere nel nonsense quando gli isolani accettano di buon grado l’idea di uccidere Theon e Yara, che fino a pochi minuti prima avevano quasi accettato come regina.
Infine, un ultimo appunto a Sansa, sempre più dura e temprata ma ancora acerba nelle capacità di giudizio: se rifiutare l’aiuto di Baelish può sembrarci sensato, l’aver taciuto a suo fratello e al consiglio la vera origine delle informazioni su Delta delle Acque e l’estrema sicurezza nella forza dei legami del nord potrebbero portare a conseguenze nefaste.
Ditocorto la sa lunga. E i suoi piani sicuramente sono molto più intricati di quanto Sansa (o lo spettatore) si aspetta.
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