Agents of S.H.I.E.L.D. – La recensione del finale della terza stagione

Agents of S.H.I.E.L.D. – La recensione del finale della terza stagione

Di Lorenzo Pedrazzi

Absolution e Ascension sono i due episodi che chiudono la terza stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., svelando l’identità dell’agente “caduto” (Fallen Agent, per citare la campagna promozionale) e gettando al contempo le basi per la quarta stagione…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER.

Daisy (Chloe Bennet) è in isolamento per riprendersi dalla sua recente esperienza con Hive (Brett Dalton), ma si sente in colpa per ciò che ha fatto, e inoltre soffre di crisi d’astinenza. May (Ming-na Wen), Mack (Henry Simmons), Lincoln (Luke Mitchell) ed Elena (Natalia Cordova-Buckley) sono in missione per fermare il lancio missilistico che potrebbe diffondere l’agente patogeno di Hive in tutto il mondo, mentre Talbot (Adrian Pasdar) e Fitz (Iain De Caestecker) riescono a ottenere i codici per disattivare la testata.
May s’imbatte nel Dr. Holden Radcliffe (John Hannah), ben felice di andarsene da lì, ma prima deve sconfiggere un gruppo di Primitivi, ovvero le aberrazioni genetiche create dall’agente patogeno. Mack, Lincoln ed Elena incontrano Hive, e riescono a colpirlo con un campo elettromagnetico che confonde la sua mente, lasciando emergere i ricordi delle persone che ha assorbito; poi, grazie alla supervelocità di Elena, lo intrappolano dentro al gel ibernante. Hellfire (Axle Whitehead) e Mr. Giyera (Mark Dacascos) riescono però a fuggire, portando la testata con loro.
Hive viene trasferito nella sede dello S.H.I.E.L.D., dove però Fitz scopre una cassa che contiene l’agente patogeno, inviata con l’inganno dagli uomini di Hive. Il gas trasforma alcuni agenti in Primitivi, e Fitz riesce a scappare grazie all’aiuto di Simmons (Elizabeth Henstridge). I Primitivi liberano Hive, e stringono d’assedio Coulson (Clark Gregg) e la sua squadra. Elena si prende un proiettile per Mack, ma viene salvata in extremis cauterizzando la ferita con una fiamma ossidrica; Simmons realizza che la vista dei Primitivi è basata sull’infrarosso, quindi alza la temperatura della caldaia per “accecarli” con il calore.
Daisy hackera il modulo di contenimento per trasferirlo sullo Zephyr, il velivolo che Hive vuole usare per diffondere l’agente patogeno, sfruttando la sua capacità di raggiungere altezze molto elevate. Daisy è in piena crisi d’astinenza, e chiede a Hive di riprenderla con sé, ma non è possibile: Lash (Matthew Willig) l’ha resa immune. Furiosa, Daisy lo attacca, ma dopo un duro combattimento – distratta dall’arrivo di Giyera e Hellfire – viene tramortita e portata a bordo dello Zephyr, come garanzia di non essere abbattuti. Sul velivolo si sono nascosti May e Fitz, e quest’ultimo riesce a uccidere Giyera sparandogli diversi colpi di pistola, dopo aver occultato l’arma con la mimetica ottica. A bordo giungono anche Coulson, Lincoln, Simmons e Mac, dopo aver agganciato lo Zephyr con un Quinjet. Coulson usa un ologramma per distrarre Hive (che mostra il suo vero volto, azzurro e tentacolare), mentre la squadra neutralizza i Primitivi. Lincoln si batte con Hellfire e lo mette al tappeto, ma viene colpito all’addome dalle sue fiamme. Daisy lo raggiunge e gli dice che ha intenzione di sacrificarsi: sposterà la testata sul Quinjet e lo porterà nello spazio, dove l’esplosione non danneggerà nessuno. Lincoln la prega di non farlo, ma Daisy procede con il suo piano e spinge la testata sul Quinjet, dove trova Hive. Lincoln è però riuscito ad anticiparla: si è messo ai comandi del velivolo, e ha usato i suoi poteri per mandare in cortocircuito il pannello dei comandi, in modo che Hive non possa disattivare il pilota automatico. Colpisce Daisy con una scarica elettrica per spingerla fuori dal Quinjet, e parte con Hive, che non riesce a intervenire perché schiacciato contro le pareti dell’apparecchio dalla propulsione del decollo. Daisy parla a Lincoln via radio, è disperata, ma lui è felice di essersi sacrificato per lei e per il modo intero. Ormai nello spazio, Hive e Lincoln osservano la Terra, condividendo un istante di pace e contemplazione prima di esplodere.
C’è un salto di sei mesi. Daisy ha lasciato lo S.H.I.E.L.D., e sta usando i suoi poteri per scopi che – stando ai giornali – sembrano molto ambigui. È nota come Quake, e l’opinione pubblica non sa se considerarla una minaccia o un’eroina. Scopriamo che Daisy sta aiutando la famiglia dell’uomo che le trasmise la visione sulla morte di Lincoln, e che le salvò la vita contro Gideon Malick (Powers Boothe). Coulson e Mack sono appostati per catturarla, ma lei riesce a fuggire, e Coulson dice ai suoi uomini di avvertire il direttore dello S.H.I.E.L.D., in attesa di scoprire dove saranno riassegnati. Il Dr. Radcliffe, intanto, è riuscito a evitare il carcere, e lo vediamo nel suo laboratorio mentre parla con A.I.D.A., l’intelligenza artificiale di sua invenzione, a cui sta per donare un corpo nella forma di un Life Model Decoy, androide che riproduce le fattezze umane…

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Quake Begins
Agents of S.H.I.E.L.D. porta a compimento un arco narrativo che affonda le radici nel flashforward di Bouncing Back, dove la croce d’oro di Slingshot funge da “marchio” per il condannato: a tal proposito, Absolution e Ascension si divertono a confondere le acque fino all’epilogo della stagione, facendo passare la croce da un membro all’altro della squadra, con maliziose inquadrature del piccolo ciondolo che dovrebbero prefigurare la sorte del malcapitato personaggio. Il giochino però è abbastanza ridicolo, e la soluzione manca di coraggio: Lincoln non è una figura storica della serie, e il suo ingresso nella squadra è recente, quindi gli autori non scuotono più di tanto il nucleo principale del gruppo; inoltre, è sempre stato un reietto, poco a suo agio tra le fila dello S.H.I.E.L.D., e la sua morte non implicava grandi rischi. Il dialogo via radio fra i due amanti non commuove quanto vorrebbe (difficile empatizzare con personaggi come Daisy e Lincoln, la cui relazione affettiva non ha mai avuto un grande spessore), ma in compenso il momento contemplativo tra lui e Hive risolleva le sorti del finale: il supervillain, di fronte all’esperienza inedita della morte, recupera un barlume di umanità e invidia Lincoln per il suo sacrificio, emblema di una connessione emotiva che il parassita non avrà mai. L’utopia di un mondo migliore (almeno dal suo punto di vista) esplode nello spazio, e Ward se ne va con lui, concludendo in modo definitivo – ma ne siamo proprio sicuri? – il suo ruolo nella serie.

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Il climax è paradossalmente più accentuato in Absolution, dove la tensione è robusta: nell’ultima parte si avverte sempre l’impressione che qualcosa possa succedere da un momento all’altro, come effettivamente accade quando l’agente patogeno viene liberato nella base. Purtroppo ci sono alcune forzature palpabili che funestano gli snodi più delicati del racconto, e gli sceneggiatori non si preoccupano di fornire spiegazioni, generando invece una certa confusione; basti pensare alla misteriosa tecnica usata da Simmons per salvare Fitz, o al modo in cui Daisy si libera dalla sua prigione, o ancora al leitmotiv di “Absolution” che dà il titolo all’episodio. Ciononostante, la suspense regge bene, e un paio di segmenti si lasciano apprezzare per la loro spettacolarità: il combattimento tra Daisy e Hive è piuttosto godibile, e la rivelazione del vero aspetto di quest’ultimo non delude, anche perché l’effetto speciale è molto buono. Peccato che sia stato sfruttato poco, ma questi show lavorano con budget notoriamente limitati.

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L’audacia maggiore di questo epilogo si riscontra però nel segmento conclusivo: dopo un salto temporale di sei mesi, ci ritroviamo catapultati in una situazione completamente diversa, con un piacevole effetto straniante. Daisy ha ormai assunto l’identità di Quake (come nei fumetti), ma agisce in clandestinità, e l’opinione pubblica è indecisa se considerarla una minaccia o un’eroina; questo “nuovo corso” si riflette nel look di Chloe Bennet, ora più informale e tendente al dark, per farci capire – in modo un po’ didascalico – che non è più una brava ragazza, o quantomeno non agisce più secondo le regole. Dal canto suo, Coulson è tornato a esercitare l’incarico di agente operativo, ma non l’identità del nuovo Direttore dello S.H.I.E.L.D. non viene rivelata: che sia May? O magari Talbot? Alcuni fan sperano in Maria Hill alias Cobie Smulders, ma non sembra molto probabile. Comunque sia, l’ultima scena introduce un nuovo personaggio: A.I.D.A., ovvero Artificial Intelligence Data Analyser, intelligenza artificiale nata nei fumetti dello Squadrone Supremo. In questo caso le sue origini sono diverse, e non è da escludere che diventi il big bad della quarta stagione, magari evolvendosi in Jocasta o Alkhema, controparti femminili di Ultron. Comunque, se la serie abbandonasse davvero l’Hydra e gli Inumani per concentrarsi su altri temi e altri antagonisti, la freschezza delle storie ne trarrebbe giovamento, anche se la presenza dei Life Model Decoy fa presagire la futura “resurrezione” di personaggi deceduti: chiunque, a partire da Ward, potrebbe tornare nella prossima stagione.

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L’introduzione di A.I.D.A. e dei Primitivi conferma che Agents of S.H.I.E.L.D. è il porto franco dei personaggi marginali, dove possono debuttare quei supereroi e supercattivi che non troverebbero mai spazio nei film. Se la serie puntasse di più su questa strada, magari recuperando anche i personaggi ormai dimenticati (che fine hanno fatto Graviton e Deathlock?), potrebbe certamente valorizzare il suo ruolo all’interno della mitologia Marvel, e anche lo spettacolo ne guadagnerebbe.

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La citazione:
«Stiamo già stabilendo una connessione… perché condividiamo l’unica esperienza che mi è mancata in tutti questi anni: la morte.»

Ho apprezzato:
– Il momento contemplativo tra Hive e Lincoln
– La tensione costante, soprattutto in Absolution
– La rivelazione del vero aspetto di Hive
– Il flashforward finale
– L’introduzione di A.I.D.A.

Non ho apprezzato:
– Le forzature di alcuni passaggi narrativi
– Lo scarso coraggio nella scelta della “vittima”
– La palese malizia nelle inquadrature della croce d’oro

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