Colony: recensione della prima stagione

Colony: recensione della prima stagione

Di Andrea Suatoni

In onda dal 14 gennaio al 17 marzo sul canale USA Network, la nuova serie in dieci episodi del creatore di Lost si è rivelata un piccolo gioiello portando sugli schermi, in un futuro prossimo in cui la terra è stata conquistata dagli alieni, una commistione di generi talmente compenetranti l’uno nell’altro che (con piacere) si fatica a darne una precisa definizione.

L’ALIENO C’E’ (?), MA NON SI VEDE

L’invasione aliena è un sottotesto quasi pretestuoso alla base della angosciante indagine intimista che poi si rivela essere la serie. Nessuno ci spiega nulla, le informazioni arrivano pian piano tramite dialoghi spesso criptici (che in modo credibile insistono su informazioni che ancora non conosciamo, ma che per i personaggi sono ovvie), tramite lo svolgersi delle situazioni, a volte tramite semplici inquadrature, come nel caso dell’altissimo muro che circonda Los Angeles, trasformandola in uno dei blocchi.

Un anno fa è avvenuto l’Arrivo, e i vertici del potere sono drasticamente cambiati: ogni blocco (corrispondente grossomodo alle più importanti città) è un centro completamente isolato a sé stante governato dai collaborazionisti, quelle persone che tramite un dispotismo (poco) illuminato amministrano con polso un po’ troppo fermo quello che a tutti gli effetti è un regime totalitario, secondo il volere dei Signori alieni.

Intendiamoci: Colony in realtà non è affatto una serie che parla di alieni. Chi si aspettava atmosfere degne di Visitors o The Event è stato (positivamente?) disatteso, perché quello appena descritto è (e rimane) solamente un appannato contesto per far muovere gli eventi di una famiglia non proprio comune: quella di Will Bowman, interpretato da Josh Holloway (il Sawyer di Lost), e di sua moglie Katie, interpretata da Sarah Wayne Callies (la Lori di The Walking Dead, qui sorprendentemente molto più a suo agio sulle scene che in passato). Anzi, la reale presenza delle entità extraterrestri verrà più volte messa in discussione anche dallo spettatore, che spesso sarà costretto a chiedersi se il tutto non faccia parte di una cospirazione invece totalmente umana.

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UN BOWMAN PER OGNI OCCASIONE

Dopo averla vista agire sempre e solo in funzione di altri personaggi, stavolta Sarah Wayne Callies è la regina incontrastata della serie di cui è protagonista, ed è forse proprio per questo che l’attrice riesce finalmente a brillare (entro determinati limiti. Si tratta pur sempre della Callies). Tutto ruota intorno a Katie ed al suo doppiogioco: gli eventi portano Will a lavorare per i collaborazionisti, fornendole la carta vincente per i piani della resistenza, di cui è membro all’insaputa del marito.

L’intento di Will, ex agente speciale dell’FBI in incognito, è collaborare al fine di riuscire a rintracciare Charlie, uno dei tre figli della coppia disperso nel blocco di Santa Monica fin dal giorno dell’Arrivo. Gli ideali di Katie invece si muovono su un binario opposto: la protezione della propria famiglia deve avvenire per lei ad un livello più profondo, in una lotta (anche e soprattutto contro suo marito) per un futuro dove ai suoi figli sia permesso vivere liberi da dittature. E’ per questo che inizialmente spierà e sventerà ogni mossa del marito, fin quando mossa da eventi sempre più drammatici finirà per intervenire in prima persona divenendo una vera e propria terrorista.

E se Will e Katie corrispondono alle immagini speculari dell’alleanza e della ribellione al dispotismo, gli altri membri della famiglia Bowman ci mostrano invece delle reazioni più sfaccettate ma allo stesso tempo squisitamente scolastiche.
Innanzitutto abbiamo Bram, il figlio maggiore, alla ricerca della verità su quello che i supposti alieni stiano facendo sulla terra. Qual’è il significato dell’invasione? Cosa implicano le strane luci ascensionali che periodicamente illuminano il cielo notturno di Los Angeles? C’entra forse qualcosa la misteriosa base lunare dove i dissidenti vengono condannati ai lavori forzati?
Abbiamo poi Gracie, la figlia più piccola. Puntata dopo puntata la tutrice Lindsay ci è sembrata sempre più inquietante, fin quando ha finalmente scoperto le sue carte: l’indottrinamento, la risposta fanatico-religiosa al regime alieno, che sulla bambina ha già avuto un notevole effetto.
Infine abbiamo Maddie, sorella di Katie, che in una storyline spesso spiazzante (ma rivelatasi poi ben studiata) per la sua disconnessione con la trama principale ci ha portato ad indagare sul lato più cinico e perverso della classe dominante, dove il potere è tutto ma è totalmente aleatorio.

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QUESTIONE DI RITMO

Il punto forte di Colony è che gli eventi sono sempre in movimento. E’ raro che lo spettatore riesca a tirare il fiato fra una situazione e l’altra, perché gli equilibri della serie di Cuse sono giocati con estrema abilità narrativa: la fitta trama di intrighi e sotterfugi di Katie sembra costantemente in procinto di crollare ma riesce invece a reggere per tutta la durata della stagione, così come la misura del coinvolgimento di Will nella subdola rete dei collaborazionisti sembra tentare continuamente di assorbirlo senza mai però riuscire veramente a modificare il suo intento di proteggere la propria famiglia. Anche se infine significherà lottare contro sua moglie per proteggerla da sè stessa.

Il cambiamento veloce ma coerente dei personaggi scandisce l’intera descrizione delle vicende: al punto che da un certo punto di vista anche Colony ricade in quel filone di serial (figli di Lost e del suo erede apocrifo Leftovers, ma rinvenibile a tratti anche in serie come The Walking Dead) che creano un contesto spiazzante e apocalittico solamente per andare ad indagare sulla psicologia di personaggi la cui moralità si trova in bilico fra il “prima” e il “dopo”.
Katie e Will ne sono gli esempi più eclatanti, ma la ricerca dell’io interiore che sembra il vero leitmotiv della serie viene esplorato anche da tutti gli altri comprimari: chi in positivo, come Beau che ci stupisce liberandosi del suo torpore sulla base della lealtà, Jennifer e Snyder che a dispetto della freddezza sempre dimostrata ritrovano la propria umanità o Broussard e Maddie che uscendo dall’ombra dei loro superiori trovano una specifica individualità; chi invece in negativo, come Quayle che tradendo tutti i propri ideali si rivela inadatto fin dal principio a portare avanti la propria causa, o Bram che rimarrà vittima della sua affannosa ricerca.

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FUTURO IN FAMIGLIA

La famiglia è un altro dei temi centrali di Colony. I Bowman lottano fin dall’inizio per rimanere uniti, pur con tutte le bugie che ognuno è costretto a raccontare agli altri. La fiducia viene spezzata inesorabilmente sul finale, quando tutto viene alla luce e mentire non è più possibile; a farne le spese è proprio l’unità. La partenza della seconda stagione della serie, già in cantiere dopo il successo delle prime sole quattro puntate, vedrà Will partire per Santa Monica alla ricerca di Charlie, Bram arrestato per aver violato i confini del blocco, Gracie e Maddie al sicuro (?) nella lussuosa Green Zone e Katie abbandonata dalla cellula terroristica, dispersa chissà dove.

La seconda stagione sarà composta di tredici episodi anziché dieci, ed è probabile che non vedrà la luce prima del 2017. Con la speranza che Cuse non ripeta sulla lunga gittata gli errori commessi in precedenza con le ultime ingestibili stagioni di Lost, le premesse per fare di Colony un (altro) cult sono tutte positive. Incrociamo le dita.

COLONY -- "Pilot" Episode 101 -- Pictured: Josh Holloway as Will Bowman -- (Photo by: Paul Drinkwater/USA Network)

Colony è appena terminata sul canale americano USA Network. Carlton Cuse ne è creatore insieme a Ryan J. Condal. Protagonisti sono Josh Holloway (Lost) e Sarah Wayne Callies (Prison Break, The Walking Dead). Nel cast anche Peter Jacobson (Dr. House – Medical Division), Adrian Pasdar (Heroes, Agents of S.H.I.E.L.D.) e Paul Guillfoyle (CSI: Crime Scene Investigation).

 

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