Molto spesso, chi non conosce approfonditamente il medium videoludico, ne carpisce soltanto il lato più “massificato“, quello degli shooter fracassoni, dei free roaming pieni di violenza e volgarità, dei tanti ammiccamenti sessuali, dei titoli sportivi tutti votati alla competizione esasperata.
Tutto vero, sia chiaro, ma da qualche tempo per fortuna il videogioco ha assunto una maturità ed una diversificazione che rendono possibile un titolo come Unravel, una esperienza intrisa di emozione ed anche poesia. Una metafora del cammino della vita di tutti, ma in questo caso di un’anziana signora del nord Europa.
Il protagonista del gioco, Yarni, è un pupazzo di lana, che in modo piuttosto palese rappresenta il filo rosso che collega tutte le esperienze più o meno belle all’essenza della nonnina scandinava. Il nostro alter ego entrerà così negli album fotografici di famiglia e rivivrà a suo modo ambienti e situazioni passate.
Dal punto di vista emozionale, Unravel è un capolavoro assoluto. Dolce, malinconico, a tratti struggente grazie ad una realizzazione visiva tecnicamente ineccepibile ma soprattutto artisticamente riuscitissima. Difficile trovare un prodotto del genere fra i titoli venduti a prezzo pieno in negozio, figuriamoci per un prodotto realizzato solo per il digital delivery su PC (la versione da noi testata), Playstation 4 ed Xbox One.
A rendere ancora più convincente ed immersiva l’esperienza proposta da Unravel ci pensa una colonna sonora realizzata con strumenti orchestrali e ricca di momenti suggestivi. Anche in questo caso una meritatissima promozione a pieni voti.
Detto di tutto quello in cui Unravel eccelle, dobbiamo anche parlare dei limiti della produzione di Electronic Arts firmata dal team Coldwood che è composto da soltanto 14 persone e si trova in una città chiamata Umeå, nel nord della Svezia. Al di là di una longevità non trascendentale (comunque ci vorranno almeno 6-7 ore per completarlo), sarebbe infatti stato opportuno effettuare qualche limatura in più sul gameplay.
Ci spieghiamo meglio: Unravel è un platform bidimensionale che non fa troppo per nascondere una certa derivazione da LittleBigPlanet. Fin qui niente di male, così come l’idea di sfruttare l’idea del personaggio fatto di lana per creare dei puzzle ad hoc. Il problema nasce da qualche problema di frustrazione di troppo nella risoluzione dei puzzle appena citati. Un eccesso di difficoltà che si sposa male con un’esperienza di gioco che avrebbe dovuto essere più “serena” e tranquilla visto il contesto narrativo ed emotivo.
Sia chiaro: Unravel è un titolo molto raffinato, in cui ogni livello e situazione si può affrontare senza fretta ma una maggiore facilità avrebbe reso il tutto più in empatia con quanto proposto. Niente che infici irrimediabilmente l’esperienza proposta ma ci rimane comunque misterioso il motivo di talune scelte.
Arrivando alle conclusioni, Unravel è indubbiamente una bellissima esperienza audiovisiva capace di regalare tantissima poesia come pochissimi altri videogiochi sono capaci di fare. Le “sbavature” sopra esposte non devono spaventare chi è alla ricerca di qualcosa di diverso da giocare e provare su PC e console.
VOTO: 8.5