Inside Out – Incontro con Pete Docter, il genio della Pixar

Inside Out – Incontro con Pete Docter, il genio della Pixar

Di Leotruman

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INSIDE OUT – La nostra recensione

L’attesa è quasi finita e finalmente anche gli spettatori italiani potranno gustarsi uno dei capolavori dell’anno, che sin dalla sua première al Festival di Cannes, sta raccogliendo consensi universali e incassi ai limiti del record (ha superato persino Fast & Furious 7 negli USA).

Parliamo di Inside Out, la nuova produzione animata targata “quei geni della Pixar”, che uscirà il 16 settembre nelle nostre sale, e ci svela cosa accade dentro la mente umana. Ma chi è “la vera mente” dietro al film?

È Pete Docteruno dei decani della Pixar e già regista premio Oscar i capolavori come UP! e Monsters & Co. Lo abbiamo incontrato oggi a Roma, dove è venuto proprio a presentare l’incredibile lungometraggio, tra i frontrunner dell’edizione 2016 degli Academy Awards.

Come nasce un capolavoro? Come un’idea così particolare e affascinante riesce a trasformarsi in un lungometraggio animato? Ce lo spiega proprio il regista:

“L’idea è la parte essenziale, e poi la si sviluppa insieme al proprio team e si presenta il concetto a John Lasseter. A volte rimane un po’ freddo, a volte si entusiasma. L’idea di avere emozioni come protagonisti l’ho avuta guardando mia figlia. Era dolce e sempre serena, ma quando ha compiuto 12 anni è cambiata, sì è chiusa in sé stessa negli atteggiamenti tipici da adolescente, e continuavo a chiedermi cosa le passasse per la mente. Anch’io da ragazzino ho vissuto la stessa esperienza, così come tutti voi.”

Docter ha ricordato che il film non è un trattato di anatomia, ed è ambientato nella mente umana, non nel cervello.

“Inizialmente avevamo pensato ad un teatro, con le emozioni raffigurate come attori su un palcoscenico, ma non funzionava. Abbiamo poi immaginato una nave, con il comandate e gli alloggi, e niente ancora fino a quando abbiamo trovato la metafora perfetta per la mente umana e sviluppato ulteriormente l’idea del film.”

Tantissimi gli omaggi nello stile dell’animazione e nel comportamento dei personaggi, in particolare a Chuck Jones e non solo.

“Ci sono cartoni che ho guardato e riguardato e mi scorrono nel sangue. Grandissimi autori del passato e non solo, e abbiamo cercato di trasmettere con il movimento tutto quello che non riuscivamo a fare con le parole. Abbiamo preso molti riferimenti e abbiamo voluto render loro omaggio in questo modo.”

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Qual è il vero obiettivo di un film della Pixar?

“Quando realizziamo un film il nostro obiettivo finale è far sì che il pubblico provi emozioni. Abbiamo ampliato in modo sostanziale la gamma, più di quanto abbiamo mai fatto in precedenza in Pixar. Quello che cerchiamo di fare è realizzare film che sembrino molto diversi. Non vogliamo dare la percezione che ci siano troppe somiglianze con i precedenti, e quando succede ci allontaniamo. Oltre ad emozionare, l’obiettivo è cercare sempre di fare film diversi.”

Docter ha raccontato dei lunghi brainstorming per scegliere effettivamente le cinque emozioni protagoniste. Ha raccontato:

“Volevamo creare la nostra versione dei Sette Nani. Ci siamo divertiti a leggere Freud, Jung… Certo, non è stato leggero, ma è stato molto interessare cercare di capire quello che è l’essere umano, le persone. Come noi vediamo l’essere umano? Nessuno lo sa realmente, nessuno conosce il reale funzionamento e come funzioniamo. Per questo ci sono teorie, conflittuali a volte tra di loro. Essendo un film d’animazione abbiamo scelto quello che potevano essere più divertenti rispetto a ciò che era più accurato. […] All’inizio ne avevamo scelte di più e c’erano anche orgoglio, speranza, dispiacere, sofferenza. Poi ci siamo resi conto che non aveva molto senso affollare la stanza, e per esempio le caratteristiche di speranza le abbiamo attribuite a gioia, e così via.”

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“[…] Volevamo creare delle personalità con le loro idee, ec.c. tutti noi vorremmo essere sempre felici, idem per i figli, ma non è sempre così, nella vita c’è molto altro, delusione, perdita… Ci sono delle difficoltà, problemi. Anche se cerchiamo di allontanarle, ne abbiamo bisogno. Dobbiamo necessariamente convincerci della loro presenza ed importanza.”

“Non vi è accordo sul numero delle emozioni base. Alcuni penso siano tre, altri ventisette. Non c’è accordo. ci ha fatto molto comodo tornato a favore… potevamo invenare quello che volevamo. Gioia volevamo avesse più sostanza, corpo, versatile. personaggio tutto tondo, piuttosto che darle una scala monocromatica. e questo si trasmette anche sulla sua fisicità/colori… ecc… capelli blu premonizione rispetto a quello che sarà il finale del film

La sequenza della creazione dei sogni è pazzesca, così come quella del pensiero astratto. Come è stata realizzata?

“Abbiamo effettuato tante ricerche e tanti studi, studiato i ricordi, il subconscio e realizzato una versione più pop delle teorie di Jung. Da dove arrivano i sogni? Ci piaceva l’idea di avere strani personaggi con un tempo limitato, un budget limitato per la loro produzione. È stato divertente.”

#EmozioniCercasi – Pete Docter ci sta svelando tutti i segreti del suo capolavoro #InsideOut, dal 16 settembre al cinema! Più tardi il reportage completo!

Posted by ScreenWEEK.it on Monday, September 14, 2015

Ma quanto c’è di personale nella storia di Inside Out?

“In tutti noi della Pixar, in quello che facciamo, c’è un riflesso della nostra vita. Non c’è nulla che abbia influito sulla mia vita più che l’avere figli, l’essere diventato padre. Avere e crescere figli è l’esperienza più coinvolgente in assoluto, e mi fa riflettere su me stesso continuamente, sulla mia maturità. Non è un caso che i miei film abbraccino le varie fasi della crescita dei miei figli.”

Inside Out strizza moltissimo l’occhio agli adulti, ancor più che le precedenti produzioni dello studio. Ma non sarà troppo “complicato” per i più piccoli?

“Quando eravamo al 50% della fase di animazione abbiamo fatto degli screening perché ci stavamo chiedendo “Non sarà troppo complesso?”. Ecco, non soltanto i bambini l’hanno capito, ma sono stati in grado di spiegarlo meglio rispetto a quanto facessimo noi. Un uomo che lavorava alla Pixar ci ha raccontato che il figlio era andato a lezione di nuoto e non riusciva a saltare perché aveva paura. Dopo aver visto Inside Out, il giorno dopo si è buttato, perché ha pensato che c’era Paura al comando e l’ha sostituita. Ecco, ha compreso perfettamente il messaggio del film. I bambini ancora prima di imparare la propria lingua, riescono a comprendere e a parlare con le emozioni.”

Volete sapere però per chi realizza realmente i film Pete Docter? Ecco la risposta…

“La domanda ci viene posta spesso, e io rispondo sempre… PER ME. In modo egoistico. Devo passare quattro-cinque anni della mia vita sul progetto, e mi deve piacere, coinvolgere. Certo, lo facciamo per i bambini…”

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Inside Out uscirà nelle sale italiane il prossimo 16 settembre. Troverete altre informazioni sulla pagina facebook ufficiale. #EMOZIONIcercasi

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