Everest – Il nostro incontro con il cast a #Venezia72

Everest – Il nostro incontro con il cast a #Venezia72

Di Lorenzo Pedrazzi

LEGGI ANCHE: La recensione di Everest

Everest è stato presentato come film d’apertura alla 72ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (vi ricordo il nostro resoconto della conferenza stampa), e oggi abbiamo incontrato il cast e il regista per approfondire alcuni risvolti di questa produzione.

Una cosa è certa: Jason Clarke non si azzarderebbe mai a scalare l’Everest per davvero! L’attore australiano ricorda con affetto l’esperienza delle riprese sul set dell’Himalaya, dove il cast e la troupe hanno vissuto e mangiato insieme per lungo tempo, e precisa che il film è stato girato in ordine cronologico. Però, con grande onestà, confessa che non potrebbe mai raggiungere la cima della montagna più alta del mondo… e la ragione è molto semplice:

Morirei nel giro di dieci minuti!

A tal proposito, ci pensa Jake Gyllenhaal a mettere in chiaro la faccenda:

Credo che l’idea di qualunque cosa sia sempre più allettante della realtà, ed è raro che la realtà finisca per rivelarsi più straordinaria dell’idea che ne abbiamo. E quando accade, vogliamo tutti farne parte. Con l’Everest è proprio così.

L’attore sottolinea insomma che la questione non si può prendere alla leggera, poiché l’esperienza – come potrete vedere nel film – è davvero spaventosa. Inoltre, Jake Gyllenhaal ritiene che non sia possibile capire la ragione per cui i protagonisti della vicenda decidono di compiere l’impresa:

Trovo interessante il fatto che, soprattutto nel cinema, tutti abbiano bisogno di sapere “perché”. Tutti devono avere una ragione e una soluzione per tutto, perché il cinema è fatto di strutture e risposte. Io stesso credo nelle strutture, io stesso credo nelle risposte, ma credo che per la maggior parte della gente le motivazioni siano inesplicabili. Ciò che trovo interessante nel personaggio di Josh Brolin è che lui sta fuggendo da qualcosa, e i personaggi di Everest corrono tutti verso qualcosa che potrebbe dar loro delle risposte su ciò da cui stanno scappando.

La cima della montagna, però, è come un altro mondo, e salire sempre di più significa sfidare gli elementi, allontanarsi sempre di più dalla salvezza:

È come se la natura ti dicesse: “Oh, lo vuoi fare per davvero?”

Ma quale sarebbe il loro Everest personale? Cosa gli piacerebbe conquistare, nella vita? Jason Clarke resta sul concreto:

Far crescere i miei figli. Vivere a lungo, felice e in salute.

Per quanto riguarda la fedeltà agli eventi, Clarke riconosce che bisogna bilanciare il fatto che sia un film, con uno studio che controlla tutto ciò che accade, con il proprio impegno per rendere onore ai personaggi, ma tutti – compresa Jan Arnold, moglie di Rob Hall – erano consapevoli che la produzione avrebbe dovuto sottostare a determinate esigenze.

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Emily Watson racconta invece le sue impressioni di fronte al film completo:

Per me, avendo trascorso la maggior parte del tempo in studio a Roma e in una tenda, vedere la natura fisica del film è stato fantastico. Vedere la montagna in 3D è stato meraviglioso.

John Hawkes aggiunge che la prima proiezione è stata un’esperienza molto emotiva, e si sentiva che il pubblico stava empatizzando con i personaggi. Per quanto riguarda le riprese, l’attore conferma invece che l’impegno è stato molto faticoso sul piano fisico, anche perché sull’Himalaya non è possibile avere alcun comfort, niente roulotte, e quindi è stato come girare un film indipendente. Alcuni sono stati male a causa del’altitudine, soffrendo di mal di testa, poiché non c’è stato il tempo di acclimatarsi. E per quanto riguarda il desiderio di scalare la montagna? Hawkes sostiene di aver compreso gli obiettivi del suo personaggio, anche perché empatizzare con lui fa parte del suo lavoro, mentre Emily Watson dice che può capire il desiderio di trovarsi da soli, come nudi, sul tetto del mondo; soltanto che lei – come Jason Clarke – non lo farebbe, poiché sente di avere delle responsabilità che vuole onorare al meglio, soprattutto nei confronti della sua famiglia.

Ma rispetto e ammiro chi lo fa. Adoro il fatto che esistano persone così.

Everest

Nemmeno Josh Brolin è interessato a scalare l’Everest, poiché con l’altitudine è una lotteria biologica: il tuo corpo può essere adatto a sopportarla, oppure no. Ciononostante, l’esperienza sul set di Londra è stata ancora più “estrema”: c’erano dei ventilatori che soffiavano sale in faccia agli attori a grande velocità per simulare la neve! E in confronto a tutto questo, come sono gli impegni con la Marvel per interpretare Thanos, con tutto il tempo richiesto al trucco?

In realtà è duro anche quello. L’ho fatto mentre giravamo Everest, e poi ho dovuto farlo di nuovo perché non era venuto bene, avevo la barba. Ma mi piacciono quelle cose. Personalmente, mi è sempre piaciuto il trucco prostetico, mi piace stare sui set, mi piacciono quei film… a molti non piace, ma per me è una grande occasione per staccare un po’, è il mio momento di meditazione. Ad alcuni non piace essere toccati, e con la Marvel devo restare seduto al trucco per un’ora: mi spruzzano addosso della vernice che è come la tortura cinese dell’acqua. Poi vai a sederti di fronte a 37 macchine da presa, o qualcosa del genere, e vedi il risultato, che è fantastico.

Una battuta conclusiva per il regista Baltasar Kormákur, che ha spiegato l’impiego del 3D nel film:

L’idea del 3D è stata mia. Al campo base sono rimasto impressionato dall’immensità della montagna. Il punto è che, nel 2D, l’inquadratura di una testa e quella di una montagna hanno la stessa dimensione: ti dice quanto è lontana la montagna, ma non quanto è grande. È difficile capire la vera dimensione della montagna. Il 3D conferisce più volume e rotondità, ti restituisce meglio la sensazione di quanto è grande. Volevo suscitare un effetto “di pancia”, viscerale.

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Nel cast del film, che arriverà nelle nostre sale il 24 settembre 2015, troviamo Jake Gyllenhaal, Robin Wright, Sam Worthington, Emily Watson, Jason Clarke, Keira Knightley, Josh Brolin e John Hawkes. Dietro la macchina da presa c’è il regista islandese Baltasar Kormákur (Cani sciolti). QUI trovate la pagina facebook ufficiale italiana.

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